Ha chiuso i battenti, venerdì sera, il Covid Center di Civitanova Marche, la struttura sanitaria ideata da Guido Bertolaso ed edificata sulla falsariga dell'ospedale Fiera di Milano. Si è trattato di un progetto ambizioso, realizzato anche con la collaborazione dell'Ordine dei Cavalieri di Malta che è costato 12 milioni di euro. L'idea di voler attivare un presidio d'urgenza di questo genere era nata intorno alla metà di marzo, all'inizio del lockdown nazionale.

Tuttavia, a quanto pare, il gioco non è valso la candela poiché la struttura è durata appena dieci giorni e ha ospitato in tutto tre pazienti.

Cosa ne sarà ora della struttura?

L'ultimo paziente che vi era ricoverato, a seguito del secondo tampone negativo, verrà trasferito in un'altra struttura, mentre i 34 operatori sanitari tra medici e infermieri, torneranno a prestare servizio negli ospedali di Macerata, Camerino e Civitanova Marche.

Al momento, poiché non sono previsti altri trasferimenti, resterà attivo solo il servizio di vigilanza e delle pulizie. Spetterà ora alla Regione decidere se il presidio potrà o meno essere riutilizzato.

Il Covid Center di Civitanova Marche è stata la seconda struttura voluta da Bertolaso a dover chiudere. Era già successo infatti al presidio ubicato presso la Fiera di Milano. Ciononostante, Bertolaso, convocato dal governatore della Sicilia Nello Musumeci, sarà coordinatore di un progetto di sicurezza regionale, volto ad affrontare l'evoluzione delle fasi pandemiche successive a quella attuale.

Pareri discordanti sull'utilità del presidio

Il presidio è stato fortemente voluto anche dal presidente delle Marche, Luca Ceriscioli, mentre non pochi sono stati i contrari: da alcune parti politiche, tra le quali il Pd, passando per alcuni sindacati, primi fra tutti la Cgil, per finire con associazioni e medici.

In particolar modo, ha espresso la sua contrarietà l'ex dirigente sanitario dell’Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico (Inrca) di Ancona Claudio Maffei, il quale sottolinea come il Covid Center "non doveva essere edificato" e che - conclude - "mentre si concentravano le energie su questa opera, veniva meno l'attenzione rispetto al rafforzamento degli ospedali marchigiani, in vista della presentazione del piano di adeguamento delle terapie intensive".

Di parere opposto, invece, il dirigente sanitario dell’Area Vasta 3 Alessandro Moccioni, il quale rivendica l'utilità del Covid Center come struttura sostitutiva che libererebbe alcuni ospedali marchigiani come ad esempio quello di Camerino.

In questa ottica, quindi, si tratterebbe non di una vera e propria chiusura, quanto di una sorta di stand-by in previsione di un prossimo aumento dei posti letto riservato ai reparti di terapia intensiva.