Si sono svolti stamane in forma privata a Giv'at Ada, Israele, i funerali della famiglia di Eitan, il bimbo di 5 anni, unico sopravvissuto alla strage della funivia di Stresa avvenuta domenica 23 maggio. La cabina tre dell'impianto è precipitata nel vuoto provocando 14 vittime. Ieri mattina, 26 maggio, le salme del papà di Eitan, Amit Biran, 30 anni, della mamma, Tal Peleg, 26, del fratellino Tom di due anni, e quelle di Barbara Konisky Cohen e Itshak Cohen, bisnonni del piccolo, erano partite dall'obitorio di Verbania dirette all'aeroporto di Malpensa per raggiungere Israele.

Domani, a Gerusalemme, ci saranno i funerali del bisnonni. Ad attendere le spoglie a Tel Aviv, Gali Pelag, zia materna di Etan che segue le notizie. Sa che, dopo appena due giorni di indagini, è emerso che sono stati volutamente manomessi i freni di emergenza dell'impianto e che ci sono tre persone in carcere: Luigi Nerini, gestore della funivia Stresa Mottarone, Gabriele Tadini, capo del servizio, Enrico Perrocchio, ingegnere addetto ai controlli. "Non è stata una fatalità, è stato un omicidio", il commento netto di Gali.

La zia di Eitan, 'Tragedia voluta'

Intervistata da La Stampa, Gali Peleg, sorella della mamma di Eitan, ha raccontato della scelta di sua sorella e del cognato Amit di vivere in Italia, dove abita anche la sorella di lui.

La famiglia si era stabilita a Pavia dopo la nascita in Israele di Eitan. Gali sentiva spesso Amit e Tal: nel corso dell'ultima telefonata, le avevano raccontato della gita a Stresa, riferendole il programma in dettaglio. Erano entusiasti di prendere la funivia per ammirare il lago Maggiore dalla cima del Mottarone coinvolgendo anche i bisnonni di Eitan. Erano giunti da Israele dopo essersi vaccinati per poter finalmente riabbracciare i nipoti, in un clima di ritrovata normalità dall'inizio della pandemia.

Ora lei e suo marito vogliono risposte perché sono certi che si è tratto di "una tragedia voluta" da parte di chi ha risparmiato sulla manutenzione degli impianti per non tenerli ancora fermi e fare profitti.

Per Gali Peleg, le vittime non sono 14, ma molte di più. Ci sono tutti i familiari delle persone morte su quella montagna "per colpa di chi ha pensato solo al denaro. Di chi ha pensato che le vite valessero meno di un po' di soldi".

Nella tragedia, l'uniica buona notizia è che suo nipote Eitan, il cui nome significa forza, ricoverato all'ospedale Regina Margherita di Torino, è stato estubato, ha ripreso coscienza, anche se per poco. Accanto a lui, l'altra zia, Aya Biran, sorella di Amit. Nelle prossime ore, i medici valuteranno se trasferire il bambino in un reparto di normale degenza. Il momento più difficile sarà quello in cui dovrà essere messo al corrente della sua nuova realtà.

I parenti delle altre vittime, 'Mai nessun perdono'

La rabbia accomuna i parenti delle vittime.

"Fa schifo pensare che siano morti per i soldi", ha detto Corrado Guzzetti, ex cognato di Vittorio Zorloni, morto nella strage di Stresa con la compagna Elisabetta Persanini e il loro figlio Mattia di 5 anni. Il cognato di Zorloni ha attaccato anche i politici: "Si sono rimangiati la promessa dei funerali di Stato", ha detto. "Me li avete ammazzati e a questo, mi spiace, non ci sarà mai nessun tipo di perdono": così in una storia su Instagram ha scritto Angelica Zorloni, primogenita di Vittorio. Rosalba Nania, mamma di Alessandro Merlo, morto a 29 anni con la fidanzata Silvia Malnati di 26, ha detto: "La dovranno pagare molto cara". Altri familiari, sono chiusi nel dolore.

Funivia del Mottarone, freni disattivati da un mese

"Tanto cosa vuoi che capiti?": lo pensava, come da sua stessa ammissione, Gabriele Tadini, il capo del servizio della funivia del Mottarone. Interrogato dalla procuratrice di Verbania, Olimpia Bossi, ha ammesso di avere deliberatamente inserito i dispositivi blocca freni, i cosiddetti forchettoni, che hanno neutralizzato il sistema frenante di emergenza. Per la Procura, ne erano a conoscenza Enrico Perocchio e Luigi Nerini: avrebbero condiviso la scelta, anziché consentire necessari interventi di manutenzione che avrebbero richiesto il fermo dell'impianto, per evitare ripercussioni di carattere economico e quindi mancati incassi. Le accuse contro di loro sono di manomissione di dispositivo atto a prevenire disastro, omicidio plurimo colposo, lesioni gravissime per il piccolo Eitan.

Nelle prossime ore, si attendono nuovi nomi nel registro degli indagati: secondo gli inquirenti, tutti i dipendenti sapevano che era stato manomesso il freno dal 26 aprile, giorno della riapertura dell'impianto. Gli operai della funivia avrebbero materialmente inserito i forchettoni per impedire che la cabina si bloccasse. Altro tema chiave oggetto di indagine, la causa della rottura del cavo: la Procura ha già nominato un consulente. Risposte potranno arrivare dalla scatola nera sequestrata.