Alzi la mano chi ha visto almeno un suo film. Credo che tutti quanti avranno le braccia alzate. Da "Alien" a "Nessuna Verità", da "Blade Runner" a "Il Gladiatore", Ridley Scott è sicuramente uno dei più grandi registi della storia del Cinema. In pochi possono vantare il suo curriculum ed è proprio per tale motivo che in questo articolo rendiamo omaggio a lui e alla sua storia cinematografica, pochi giorni dopo che il diretto interessato ha spento la bellezza di ottanta candeline ed augurandogli di spegnerne ancora tante nei prossimi anni.

Gli inizi

Ridley Scott nasce nel 1935 a South Shields, città della contea del Tyne and Wear, situata nella zona nord-est dell'Inghilterra. Secondo di tre figli, il giovane Ridley comincia gli studi al West Hartpool College of Hart e successivamente al London Royal's College of Art, dove inizialmente si approccia all'arte della fotografia e solo in un secondo momento a quella cinematografica. Nel 1965, grazie al prezioso aiuto del compianto fratello Tony, dirige il suo primo cortometraggio intitolato "Boy And Bicycle". Sempre durante gli anni '60 comincia l'apprendistato come scenografo alla British Broadcasting Company, meglio nota come BBC.

Ridley si cimenta soprattutto in spot pubblicitari che ottengono anche un certo successo, come quello per l'avvento dell'Apple Macintosh intitolato profeticamente "1984" (proprio come il celebre romanzo di George Orwell).

Lo sbarco sul grande schermo

Lasciata la BBC, dove aveva diretto alcuni serial come "Z Cars", Ridley Scott decide di mettersi in proprio ed aprire una propria casa di produzione, abbracciando tutti i rischi del caso pur di far esplodere la sua carriera e mostrare il proprio talento. La grande occasione arriva nel 1977 con "I Duellanti", ambientato nella Francia dell'epoca Napoleonica e che sarà la sua pellicola. I protagonisti scelti per l' esordio sul grande schermo furono Albert Finney ed Harvey Keitel, il celeberrimo Mr.

Wolf di "Pulp Fiction". Il film ottiene un bel successo, guadagnandosi il premio speciale della giuria (in quell'occasione presieduta da Roberto Rossellini) al Festival di Cannes e vincendo anche il David di Donatello.

"Ho visto cose che voi umani...": la consacrazione definitiva.

Nel 1979 Ridley Scott entra per la prima volta nel mondo della fantascienza e, unendo le forze con gli sceneggiatori Dan O' Bannon e Ronald Shusett, comincia a lavorare ad "Alien". Il regista britannico chiarisce sin da subito le sue intenzioni, ovvero di rappresentare una storia avvincente e quasi tendente alle atmosfere horror di "Non aprite quella porta". I registi provinati prima di lui, tra cui Robert Aldrich e Jack Clayton, non avevano mostrato lo stesso entusiasmo di Scott, probabilmente considerando il progetto alla stregua di un B-movie.

La protagonista scelta per il film fu una giovanissima Sigourney Weaver, che grazie ad "Alien" si lanciò al pubblico del grande schermo. All'uscita nelle sale, però, la pellicola non ebbe da subito il successo sperato. Anzi, molti furono i pareri negativi da parte degli addetti ai lavori: le cause vanno probabilmente cercate nel periodo storico di uscita del film che avvenne pochi anni dopo lungometraggi del genere fantascientifico diventati immediatamente dei cult cinematografici, come "Guerre Stellari" e "Incontri ravvicinati del terzo tipo" (entrambi del 1977). Tuttavia con il passare del tempo "Alien" riscontrò sempre più consensi, tanto da diventare un vero e proprio franchise ed una delle icone della fantascienza nel cinema.

Tre anni dopo Ridley Scott si cimentò in quello che, a detta sua, è il suo film più personale. "Blade Runner", liberamente ispirato al romanzo di Philip K. Dick "Il cacciatore di androidi" (1968), è ambientato in una tenebrosa e distopica Los Angeles del 2019, dove macchine volanti e grattacieli con spot pubblicitari giganteschi fanno da cornice allo scontro definitivo tra uomini e replicanti. La pellicola ha come protagonista Harrison Ford che, dopo l'enorme successo ottenuto con il ruolo di Han Solo in "Star Wars", si consacra definitivamente come attore di prima fascia. Straordinaria inoltre l'interpretazione di Rutger Hauer nel ruolo del replicante Roy Batty, autore di uno dei monologhi più celebri della storia del cinema, Proprio come "Alien" però, anche "Blade Runner" dovrà attendere per riscuotere il successo sperato.

Stavolta i critici si scagliano contro il ritmo del film, definito eccessivamente lento. Al botteghino incassò una discreta somma ma non riuscì ad arrivare ai vertici come "E.T. L'extraterrestre" (1982), film di fantascienza molto più rassicurante e meno tetro. Viene da sorridere pensando che solo una decina di anni dopo dalla sua uscita "Blade Runner" sarà scelto per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Da "Legend" a "Thelma e Louise". Da "Black Rain" a "Soldato Jane".

Dopo il successo ottenuto con "Alien" e "Blade Runner", Ridley Scott termina il suo periodo fantascientifico e si cimenta in quello fantasy con "Legend" (1985), interpretato da Tom Cruise ma che non avrà successo (né in quel momento e né dopo).

Stesso discorso vale per i film "Chi protegge il testimone" (1987) e "Black Rain" (1989). Per tornare alla ribalta il regista britannico dovrà attendere il 1991 con l'uscita di "Thelma e Louise", interpretate rispettivamente da Geena Davis e Susan Sarandon, con un cast arricchito dalla presenza di un giovane Brad Pitt. La pellicola vinse l'Oscar nel 1992 per la migliore sceneggiatura e nel 2016 andrà a fare compagnia a "Blade Runner" alla Biblioteca del Congresso. Dopo "Thelma e Louise" (1991) gli anni '90 sono caratterizzati da clamorosi flop come "1492-La conquista del paradiso" (1992) a buoni successi come "L'Albatross-Oltre la tempesta" (1992) e "Soldato Jane" (1997), interpretato da un eccezionale quanto irriconoscibile Demi Moore.

La pellicola enfatizza il grande orgoglio U.S.A. per le proprie forze armate assieme a concetti sociali delicati quali la parità dei sessi. Come per i film più riusciti di Scott anche questo non esiterà a ricevere critiche, ma da come abbiamo imparato ormai, non esiste film che può lasciare il segno se non si trascina dietro un ondata di polemiche.

"Il gladiatore" e gli anni '2000.

Il ritorno alla ribalta del regista inglese arriva con il colossal "Il Gladiatore" (2000), dove il generale Maximus (interpretato da Russell Crowe) viene imprigionato e successivamente venduto come schiavo dal primogenito di Marco Aurelio Commodo che, dopo aver ucciso sia suo padre sia la famiglia del futuro gladiatore, conquista il potere.

Massimo sarà così costretto a meditare la propria vendetta nei confronti del nuovo imperatore, ma per farlo sarà costretto a combattere all'interno delle arene delle legioni romane e, successivamente, all'interno del magnifico Colosseo. Il film ottiene un successo clamoroso sia al botteghino e sia agli Oscar, aggiudicandosene ben cinque tra cui quello di "Miglior film". Ridley Scott sconfigge definitivamente le perplessità della platea e si inserisce di diritto all'interno dell'olimpo dei più grandi registi della storia del cinema. Da quel momento in poi sforna pellicole meno epiche ma comunque di un certo spessore come il militaresco "Black Hawk Down-Black Hawk abbattuto" (2000) e "Hannibal" (2001).

Russel Crowe diventa il vero e proprio alfiere di Scott, che lo sceglie come protagonista anche in "Un ottima annata" (2006), in "American Gangster" (2007) assieme a Denzel Washington e in "Nessuna verità" (2008) con Leonardo Di Caprio.

Le ultime opere

Sempre Russell Crowe è ancora protagonista in "Robin Hood" (2010) nei panni del noto eroe inglese. Ridley Scott decide poi di rimettere le mani su una delle sue opere primarie, e nel 2012 è il regista di "Prometheus", prequel di "Alien", non collegata direttamente a quest'ultimo ma ambientata nel medesimo universo. Altro prequel della famosa saga arriva cinque anni più tardi con "Alien: Covenant" (2017). In mezzo a questi due ci sono altre pellicole come "Exodus-Dei e re" (2014) e "Sopravvisuto-The Martian" (2015).

L'ultima fatica è "Tutto i soldi del mondo", che arriverà nelle sale cinematografiche italiane il prossimo 4 Gennaio. Proprio questo film ancora prima di uscire è salito alla ribalta per la scelta del cast. Infatti il protagonista principale doveva essere Kevin Spacey, salvo poi essere rimpiazzato in corso d'opera da Christopher Plummer a causa dello scandalo delle molestie sessuali che aveva coinvolto il cattivo di "Seven" (1995). Sui fatti che hanno sconvolto recentemente il mondo hollywoodiano e non solo Scott ha anche detto la sua, dichiarando che "dopo Harvey tante persone staranno battendo i denti in questo momento".

A noi non resta che augurargli ancora buon compleanno, con la speranza che continui a deliziarci ancora per tanti anni con i suoi film.