Il connubio perfetto. Il miglior storyteller italiano e il più grande film di fantascienza - e non solo - della storia. Una serata all'insegna del grande Cinema e della grande musica all'auditorium Paganini di Parma, in data 29 novembre 2018. Federico Buffa, oratore eccelso (conosciuto dai più per le sue Storie Mondiali), si cala alla perfezione nella figura del critico cinematografico nel narrare 2001: Odissea nello spazio, il capolavoro datato 1968 del maestro del cinema Stanley Kubrick, accompagnato dalle esecuzioni magistrali della Filarmonica Arturo Toscanini.

Un'ora e mezza di spettacolo - tra luci e colonna sonora - per rivivere la pellicola più discussa, e apprezzata, dell'immenso cineasta americano.

Buffa racconta aneddoti e vicissitudini che hanno caratterizzato la gestazione del film, durata ben quattro anni, intervallato dai cinquanta elementi d'orchestra intonanti la meravigliosa soundtrack, che ci riporta a pietre miliari della musica classica, quali Così parlò Zarathustra e Danubio blu di Strauss, o Atmosphères di Ligeti.

Il film capolavoro

Un entrata trionfale del narratore, sulle note del brano che ha contraddistinto il film (Also sprach Zarathustra), dà il via al racconto. "Avremo un mondo in cui le macchine saranno più a loro agio degli uomini perché non saranno limitate dalle loro esperienze personali, ma disporranno di tutta l'esperienza che è possibile registrare", dirà il regista a proposito del suo film, accolto inizialmente dalla critica come un vero e proprio harakiri, tanto da arrivare a proclamazioni unanimi di produttori ed esperti: Stanley Kubrick è finito.

Non ci vorrà molto però a ribaltare il verdetto dell'establishment hollywoodiano, perché il viaggio intergalattico (e nello spazio tempo) dell'astronauta Bowman diventerà in breve un successo di pubblico come mai prima di allora. A cinquant'anni dalle uscite nelle sale, il film di Kubrick resta un capolavoro della storia del cinema e ne costituisce una svolta epocale.

Rivoluzione che, come sottolinea Buffa, non rimane relegata al solo modo di fare cinema, ma alla visione stessa che il regista mostra riguardo l'evoluzione e la tecnologia: il film parla infatti per la prima volta di intelligenza artificiale e di tablet, anticipando di decenni le recenti invenzioni. La NASA, vedendo il set di Odissea nello spazio, rimarrà sbalordita dall'incredibile meticolosità di Kubrick, tanto da proporgli di girare un filmato dell'allunaggio, nel caso gli americani non avessero ancora raggiunto le tecnologie necessarie per documentarne lo sbarco (siamo negli anni della corsa allo spazio tra URSS e USA).

Quel che scaturisce dal lavoro del cineasta è un masterpiece che non vuole solo essere il più grande film di fantascienza della storia, ma anche e soprattutto un viaggio nella mente e nella vita dell'essere umano, un'Odissea in cui Bowman come Ulisse perde il suo equipaggio, e sarà l'unico a tornare a casa: Itaca per l'uno, il concetto di nascita e ritorno all'origine per l'altro.

Uno spettacolo avvolgente

Federico Buffa e la filarmonica Toscanini sono magistrali nel loro intento: portare lo spettatore all'interno del film e nel mondo del suo creatore. Senza avventurarsi in interpretazioni mistiche di scene quali l'osso volante, l'emblematico megalite o il feto fluttante, lo storyteller italiano si limita a raccontarne la gestazione, gli aneddoti, le peripezie e le curiosità, con la dialettica che lo contraddistinguono.

Una pellicola che mantiene integra la sua maestosità proprio grazie all'alone di ambiguità che continua ad avvolgerla. Le interpretazioni sono molte, ma la raffinatezza di Buffa sta anche nel lasciare spazio alla fantasia dello spettatore. Uno spettacolo emozionante ed avvolgente quindi, che sottolinea ancora una volta come i veri capolavori siano quelli che non finiscono mai di dirci qualcosa. Un qualcosa che però, probabilmente, resterà all'interno della geniale mente del suo creatore per sempre.