A differenza delle altre lezioni di Cinema dell’edizione del Bif&st – Bari International Film Festival, in quella di Valerio Mastandrea il pubblico è diventato il vero protagonista grazie alle continue interazioni con l’attore romano che ha raccontato la propria carriera con la solita ironia e quel disincanto che è una caratteristica peculiare dei personaggi da lui interpretati.
Che la mattinata avesse preso una piega diversa dal solito lo si è capito sin dalla proiezione che ha anticipato la masterclass: Mastandrea non ha scelto un classico lungometraggio d’autore oppure un grande successo commerciale, ma una piccola commedia come “Non pensarci” di Gianni Zanasi (2008) spiegando l’insolita decisione con il fatto che si sente molto legato a questo film ed al personaggio di Stefano Nardini che "riesce a schivare in modo buffo tutti i colpi che la vita gli riserva".
Un attore che ha cominciato quasi per caso
Mastandrea ha raccontato dei suoi inizi da attore, quasi per caso, in seguito ad una serie di apparizioni in televisione al Maurizio Costanzo Show.
Mentre girava i primi film si sentiva ancora un semplice studente di lingue; la consapevolezza che quello sarebbe stato il suo mestiere è arrivata solamente con Palermo – Milano sola andata di Claudio Fragrasso. In quel periodo, verso la metà degli anni ’90, non esistevano tutte quelle serie tv che oggi permettono a molti giovani di iniziare a recitare. Ma all’epoca si poteva ancora fare un certo tipo di lavoro, che oggi è quasi scomparso, anche se c’era pure un brutto cinema d’autore molto autoreferenziale; tuttavia non mancavano buoni attori, registi e belle storie da raccontare. Valerio ha ammesso di aver fatto poca gavetta perché rispecchiava quel tipo di attore “autentico” che era molto richiesto in quegli anni.
Ironicamente ha anche elencato i personaggi che via via gli sono stati affidati nel corso della carriera: il ragazzo disagiato di periferia, poi il trentenne in cerca di sicurezza, per passare in seguito ad essere il padre di ragazzi problematici e, negli ultimi tempi, ad affrontare spesso il tema della malattia.
I provini con Davide Ferrario e Marco Risi
L’attore romano ha anche rievocato alcuni suoi provini, come l’audizione positiva per Tutti giù per terra con Davide Ferrario, che lo prese nonostante il personaggio da interpretare fosse di Torino, fino a quello, andato male, con Marco Risi per Il Branco: “C’è qualcosa nel tuo sguardo che non mi convince” - gli disse all’epoca il regista per spiegare la bocciatura.
Tra gli autori a cui è più legato, Mastandrea ha citato, oltre a Zanasi, anche Claudio Caligari ed Ettore Scola. È stato per lui sorprendente, invece, lavorare per Valeria Golino in Euforia con l’attrice ha dimostrato un’insolita curiosità e capacità di emozionarsi anche dietro la macchina da presa. Del suo debutto alla regia con Ride, Valerio ha spiegato di aver preferito non mostrarsi perché gli interessava raccontare una storia anche senza ricorrere a particolari tecnicismi che, col senno di poi, avrebbe dovuto curare di più. L’attore ha poi risposto alle domande del pubblico suggerendo, a chi interessato ad intraprendere una carriera nel cinema, di studiare, e aggiungendo che gli era sembrata inutile l’idea di andare all’estero.
A tal proposito ha parlato anche della scuola di cinema da lui fondata a Roma, insieme a Daniele Vicari, che porta il nome di Gian Maria Volonté. Un’attività gratuita, in quanto ritenuta 'servizio pubblico', che è cresciuta nel tempo anche grazie al profondo legame con il mondo del lavoro.