L’interazione comunicativa tra genitori e figli è come cibo per il cervello in via di sviluppo dei bambini, i quali, proprio nel periodo di tempo che va dalla nascita fino ai primi tre anni di vita, non fanno altro che acquisire elementi cognitivi che andranno ad “alimentare” cose come lo sviluppo del linguaggio, l’alfabetizzazione, la preparazione scolastica e perfino il loro stesso Benessere sociale ed emotivo.

L’esperta Meredith Rowe della Harvard Graduate School of Education afferma che “non è tanto la quantità di parole che conta, quanto la loro qualità” per un corretto e sano sviluppo psico-sociale del bambino.

Ma in che modo? Vediamolo nel dettaglio

Per esempio, dalla nascita fino ai primi sei mesi, è importante stabilire un tipo di comunicazione diretta basata su espressioni facciali e reazioni gioiose ai primi suoni emessi dal neonato che per le prime volte sperimenta e conosce il suono della sua voce.

Il vocabolario, invece, dopo i primi 6 mesi (e fino ai 18) dovrà essere leggermente ampliato e dovrà comprendere l’indicazione e la denominazione dei primi oggetti, reali o immaginari, portati a conoscenza del piccolo.

È un passo fondamentale questo, poiché è in questo momento che si inizia a far memorizzare (e capire) le prime parole.

Dai 18 ai 36 mesi la posta si alza. In questo arco di tempo si sviluppano le abilità verbali e cognitive ed è proprio qui che il genitore può iniziare ad avere conversazioni più impegnative, usando parole sempre diverse e cercando di porre i primi interrogativi come “perché?” o “che cosa?” al bambino (senza aspettarsi però risposte troppo articolate, ma semplicemente spingendolo alla riflessione).

Dopo i 3 anni, invece, il bambino inizia a capire la differenza tra eventi passati e futuri e su questi sviluppa le sue conoscenze. È importante che il genitore costruisca delle conversazioni che abbiano ben chiare queste distinzioni e che ne sviluppi l’aspetto conoscitivo.

“Perché?” e/o “come?” sono interrogativi che devono essere continuati a fare, da questo momento in poi, però, si può iniziare a chiedere una descrizione più dettagliata delle cose, e si può spronare il piccolo ad una sempre più ampia rappresentazione di ciò che lo circonda.

In questo modo, rispettando le fasi sopra elencate, nessun genitore rischierà di bruciare (o rallentare) le tappe dello sviluppo cognitivo del suo piccolo, garantendo a quest’ultimo un apprendimento ottimale e una crescita migliore.