La più vecchia banca retail d'Europa, nonché storicamente terzo polo nazionale, ovvero Mps torna al centro della cronaca giudiziaria dopo che ieri si è chiuso il filone d'indagine, da parte della Procura di Milano, su alcune operazioni finanziarie del recente passato (Fresh 2008, Santorini e Alexandria).
Dall'inchiesta che vede coinvolti 13 manager tra i quali l'ex presidente di Rocca Salimbeni, Giuseppe Mussari, e il già direttore generale Antonio Vigni, è emerso che dal 2008 al 2011 sarebbero state occultate perdite per quasi 2 miliardi, 1,5 miliardi in particolare sono per il bilancio 2011.
Un danno enorme che per anni è stato occultato anche da quell'avvocato prestato alla banca, ossia Mussari, che è stato pure ai vertici dell'ABI, l'associazione di categoria.
Dal 2011 al 2015 tre ricapitalizzazioni da 10 miliardi
Così per sanare la mala gestio dei manager ora nel mirino della Procura, i consigli d'amministrazione di Mps proprio a partire dall'ultimo anno preso in esame dai magistrati hanno dovuto chieder al mercato qualcosa come 10 miliardi, ovvero più dell'intero valore dell'acquisizione dell'allora Antonveneta. Una massa enorme di capitali che però evidentemente ancora non basta, soprattutto al mercato se è vero che Mps dal giorno dell'approvazione del cosiddetto decreto salva-banche (domenica 22 novembre 2015) ha perso 1,5 miliardi di capitalizzazione, scendendo nei giorni scorsi a 2,7 miliardi di market cap, valore inferiore all'importo dell'ultima ricapitalizzazione (3 miliardi) lanciata a metà dello scorso anno.
Un buco nero, sempre più profondo, che spaventa il mercato e i risparmiatori e che fa spesso temere, come dimostra l'andamento del titolo dell'istituto senese a Piazza Affari, una nuova operazione di finanza straordinaria, leggasi un nuovo aumento di capitale.
Un futuro incerto per Mps
Mettendo a fattore comune il rischio bail-in (la normativa entrata in vigore l'1 gennaio scorso in merito alle modalità di salvataggio delle banche in difficoltà) e questi nuovi sviluppi dell'inchiesta milanese sulla passata gestione di Rocca Salimbeni - i reati ipotizzati sono quelli di falso in bilancio e in prospetto, aggiotaggio e ostacolo alle autorità di vigilanza - fanno calare sulla banca l'ennesimo spettro di un futuro incerto.
Perché nonostante i nuovi vertici, ovvero il presidente Massimo Tononi (ex Goldman Sachs e Borsa Italia) e l'ad Fabrizio Viola (ex Bpm) stiano cercando di rassicurare il mercato, l'unica soluzione per mettere definitivamente in sicurezza il Monte è quella di trovare un partner.
Finora però nessuna banca, italiana o estera, ha mai fatto il passo decisivo. E non solo perché l'istituto di Siena sia comunque un boccone molto grosso da mandar giù per altre realtà del credito italiane (come Ubi Banca). Ma anche perché il protrarsi delle indagini e la certificazione di reati pesanti compiuti nel passato non danno fiducia nè sicurezza.
Così anche i player stranieri, dalla spagnola Santander alla tedesca Commerzbank alla francese Bnp (che agirebbe attraverso la controllata italiana Bnl) vogliono vederci chiaro.
Ma prendere tempo non aiuta visto che il titolo in borsa sta continuando a perdere valore e che il risiko bancario sta per partire.