Il futuro societario della Sampdoria è sempre in bilico. Perché l'attuale patron, il cineasta romano Massimo Ferrero a febbraio sarà atteso dal pronunciamento di una vecchia inchiesta - relativa al fallimento della compagnia aerea Livingston - e ancora non ha definito la trattativa con le banche per il salvataggio delle sue attività immobiliari concentrate nella Farvem Real Estate, che possiede in società con la moglie, anche se la quota del padron del club blucerchiato non dispone operativamente della partecipazione del 50% in quanto sequestrata, sempre per il crack Livingston.

E così da mesi e mesi sotto la Lanterna di Genova ci si interroga su chi sarà il nuovo proprietario della squadra che sta cercando di risalire la china dopo l'arrivo del nuovo allenatore, Vincenzo Montella. Ferrero ha sempre negato di aver problemi e di voler vendere. Mentre da tempo si parla dell'arrivo del miliardario ligure ma con interessi industriali in Africa, in particolare in Nigeria, Angola e Mozambico.

Sampi, i 100 milioni dei Garrone non bastano più

La fortuna di Ferrero è che quando nel giugno del 2014 subentrò alla famiglia Garrone - in un anomalo cda nel quale a un certo punto venne presentato lo stesso cineasta romano senza che nessuno fosse al corrente dell'operazione -, i petrolieri del gruppo Erg lasciarono in dote qualcosa come 100 milioni, tra versamenti in conto capitale (65 milioni) e garanzie per fidejussioni bancarie (35 milioni).

Ma quei capitali, dopo la copertura delle perdita del bilancio 2014 (oltre 25 milioni), non basterebbero quasi più, visto che anche il 2015 si chiuderà con un profondo rosso. Tra l'altro lo stesso Ferrero si era impegnato con le banche a garantire le fidejussioni al posto dei Garrone. Ma di questa vicenda non si è mai capito nè l'esito, né il finale.

Il tracollo dell'oro neo mette a rischio l'arrivo di Volpi

Da qui le voci continue e insistenti dell'arrivo del patron dello Spezia calcio e della pluridecorata Pro Recco di pallanuoto, Gabriele Volpi che al contempo è entrato pure nel capitale della banca Carige, l'istituto di Genova e punto di riferimento creditizio dell'intera regione Liguria.

Peccato che finora non se ne sia fatto nulla, anche perché chi conosce bene Volpi sa che l'imprenditore non fa niente per niente e avrebbe chiesto in cambio di entrare nella gestione del porto, uno dei punti di forza economici della città, ma anche uno dei crocevia fondamentali per gli equilibri politici locali.

Ora a fare perdere peso sempre più all'opzione-Volpi c'è il fattore rappresentato dal tracollo del prezzo del petrolio che ha conseguenze e impatti diretti sul business dell'industriale ligure dell'oil&gas, specializzato nel trasporto dell'oro nero. Inoltre, in Nigeria il clima politico è teso e le aziende di Volpi sarebbero state oggetto di pressioni da parte delle lobby locali.

Senza Volpi, il futuro della Samp è fumoso

E se quindi non dovesse concretizzarsi l'arrivo del ricco proprietario dello Spezia e della Pro Recco, difficilmente si avvicinerebbero altri imprenditori alla Sampdoria, visto che l'altro miliardario del capoluogo, Vittorio Malacalza (primo socio di Carige) non ci pensa lontanamente a gettarsi nella mischia del calcio cittadino che significa derby quotidiano con il Genoa e i tifosi genoani.

Tra febbraio e marzo, dunque, si dovrà fare chiarezza sull'assetto societario della Sampdoria. Anche perché Ferreo ha una serie di problemi di natura giudiziaria da affrontare e nelle sue holding non ci sono quei capitali necessari al sostentamento di un'attività così costosa come il calcio.

Ma è molto difficile che tornino in scena i Garrone che hanno mollato il club blucerchiato per le troppe pressioni ricevute dai tifosi negli anni della loro gestione.

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