Da anni si parla di riordino delle prestazioni assistenziali ma finora nulla si è fatto, se non cambiare più volte i nomi ad una misura a sostegno dei meno abbienti. Fu per primo il Movimento 5 stelle che sollevò tale problema e chiamò tale misura “reddito di cittadinanza“ per indicare una sorta di ammortizzatore sociale (misura non assistenziale). Si è poi passati al “reddito minimo” e ad altri nomi simili.
La scorsa settimana la Camera ha finalmente approvato il Reddito di inclusione REIS, contenuto nel ddl povertà. Tale reddito pensato per arginare il fenomeno della povertà che in Italia colpisce più di un milione e mezzo di famiglie in condizioni di povertà assoluta, si pone quindi quale strumento organico per andare incontro alla persone più indigenti. Il testo approvato nella forma di una legge delega dovrebbe incaricare il governo ad adottare entro 6 mesi dopo l’entrata in vigore, un dlgs che prevede l'introduzione di una misura su scala nazionale di contrasto della povertà. Il governo quindi dovrebbe disciplinare anche la durata del beneficio e il suo possibile rinnovo oltre che dei progetti personalizzati che saranno predisposti da una équipe multidisciplinare.
Previsto inoltre anche un decreto legislativo che provveda al riordino delle prestazioni di natura assistenziale finalizzate al contrasto della povertà, eccezione fatta per le prestazioni rivolte alla fascia di popolazione anziana
Reddito di inclusione: chi sono i beneficiari?
Il carattere dell’universalità sarà bilanciato dalla necessaria sussistenza della prova dei mezzi, effettuata attraverso l’ISEE appunto. I soggetti che rientrano al di sotto di una determinata fascia ISEE, possono beneficiare di tale misura purché abbiano determinate caratteristiche. La misura infatti viene incontro principalmente :
- ai nuclei familiari con figli minori o con disabilità grave
- a donne in stato di gravidanza accertata
- persone di età superiore a 55 anni in stato di inoccupazione o disoccupazione.
La misura dovrebbe attestarsi su almeno 320 euro mensili ed essere di conseguenza strutturale.
Dovrebbe quindi tradursi in dei servizi alla persona e di un beneficio economico, nell’ottica di un progetto sociale di affrancamento dalla povertà. Al fine di evitare che di tale misura possano beneficiarne anche chi non ne ha diritto sono previsti dei controlli anche dall'Inps che può avvalersi dell’aiuto dell'anagrafe tributaria.
Le polemiche legate al Reddito di inclusione
La forza mediatica del reddito di inclusione è stata pari alle polemiche provenienti da varie forze politiche. A parte la bagarre in aula al momento dell'approvazione dell'emendamento sul reddito di inclusione, con voce unanime le opposizioni hanno parlato di "tentativo di imitazione" del cosiddetto reddito di cittadinanza.
La critica ha inoltre riguardato innanzitutto l'insufficienza delle risorse economiche e la mancata fissazione di parametri per regolamentare la materia che dovranno essere affidati ad un dlgs attuativo del governo. In prima linea il M5S della Camera che ha parlato di come la somma accordata rappresenti una cifra insufficiente per dare dignità a persone molto povere. Non si tratterebbe quindi nè di un aiuto a chi non può mantenersi per essere rimasto disoccupato nè di una misura pensata per reinserire tali soggetti in percorsi di formazione volti ad una riqualificazione sociale.