La Corte di Giustizia della Comunità Europea ha stabilito che Uber è una compagnia di Taxi: l'azienda che fornisce l'applicazione di car-sharing con autista dovrebbe dunque essere regolamentata in quanto tale. "Il servizio fornito da Uber che collega gli individui con i conducenti non professionisti è coperto da servizi nel campo dei trasporti", si legge nella sentenza della Corte.
Ovviamente Uber non è d'accordo e sostiene di essere un semplice fornitore di servizi che collega i consumatori con gli autisti di oltre 600 città. Il caso è stato presentato da un'associazione di tassisti spagnoli che sostiene invece che Uber sia una società di taxi e dovrebbe essere soggetta alle norme che disciplinano tali imprese. L' avvocato generale Maciej Szpunar, consigliere di alto livello della Corte di Giustizia Europea, ha convenuto in un parere del maggio scorso che Uber "pur essendo innovativo, rientra nel settore dei trasporti". Già la strada era tracciata quindi nelle intenzioni dei legislatori dell'Unione, visto che Szpunar aveva precisato che "Uber può quindi essere obbligato ad ottenere le licenze e le autorizzazioni necessarie ai sensi della legislazione nazionale".
Uber è car sharing o taxi tradizionale che elude le norme?
L'azienda ha reagito bruscamente, affermando che l'opinione cambierebbe poco nella pratica e danneggerebbe solo l'innovazione. Un portavoce di Uber ha così commentato la sentenza: "Essere considerati un'azienda di trasporti non modificherà le normative a cui siamo soggetti nella maggior parte dei paesi europei", un chiaro segnale che la società non intende arrendersi.
Uber è al centro delle polemiche ormai da un paio d'anni proprio perchè starebbe rivoluzionando il settore dei trasporti privati con un percorso che potrebbe portare alla fine della categoria dei tassisti e tra i suoi cavalli di battaglia per portare avanti la sua attività c'è anche il cambiamento delle norme che regolano il mercato.
Infatti lo stesso portavoce ha aggiuno che la sentenza "farà del male alla necessaria riforma di leggi superate che impediscono a milioni di europei di trovare con un solo clic un viaggio affidabile".
Uber ha già avuto problemi con la legge in diversi paesi europei, in particolare in Francia, dove l'azienda è stata costretta a rivedere il proprio modello di business. Nel mese di novembre un tribunale del lavoro di Londra, dove l'azienda è minacciata di perdere la licenza, ha detto che deve pagare ai conducenti un salario minimo e dare loro ferie retribuite. Il nodo della questione è che Uber non impiega conducenti o veicoli propri, ma si affida invece ad appaltatori privati con la propria auto, permettendo loro di gestire le proprie attività.
Proprio per questo Uber incontra un'opposizione enorme da parte delle compagnie di taxi e di altri concorrenti tradizionali che affermano stia eludendo norme costose come la formazione e i requisiti di licenza per conducenti e veicoli. I tassisti con licenza di taxi invece in molti paesi europei devono sottoporsi a centinaia di ore di formazione, dunque accusano Uber di mettere a repentaglio il loro lavoro utilizzando autisti più economici che hanno bisogno solo di un GPS per muoversi.