Quello che si sente spesso raccontare da molti genitori a proposito dei 'contributi volontari' richiesti dalle scuole pubbliche si sta lentamente mostrando per quello che in realtà è: una vera e propria tassa per permettere a molti Istituti di poter continuare a 'sopravvivere' e poter svolgere il proprio lavoro. Sconcertante e paradossale ma purtroppo risulta veritiero in molte zone d’Italia.

Nella Scuola secondaria di secondo grado pare sia la regola e qualche genitore, esasperato dalle continue richieste vessatorie dei Dirigenti Scolastici sta cominciando a denunciare. 

Il Ffo non è necessario alla sopravvivenza di molti Istituti Scolastici

Una notizia raccapricciante giunge da Napoli dove si viene a sapere, proprio in queste ore, che la Preside di un Istituto Alberghiero ha letteralmente impedito l’ingresso agli alunni che non avevano adempiuto al versamento dell’obolo…, pardon, del contributo volontario di 180 euro. In effetti, il contributo sarebbe stato volontario quando non era già stabilito a priori l’importo esatto da versare.

In questo caso, infatti, non si potrebbe neanche parlare di contribuzione volontarietà, in quanto tale atto si compie quando, di propria spontanea volontà, un genitore elargisce una somma, il cui importo non è stabilito a priori. Poi quello che fa più riflettere maggiormente è il motivo della contribuzione economica visto che di questo aspetto è investito direttamente un Dicastero della nostra Repubblica, quello della Pubblica Istruzione. Allora, viene da domandarsi: ma non bastano le somme che ogni anno il Miur elargisce alle scuole? La risposta la fornisce direttamente la Dirigente Scolastica dell’Istituto partenopeo incriminato: 'Nonostante il Ministero abbia aumentato il Fondo di Funzionamento Ordinario, lo stesso non ci manda i soldi necessari alla sopravvivenza'.

La Preside continua: 'Mi rendo conto che stiamo parlando di scuola pubblica, ma viviamo di questo. E non è vero che non veniamo incontro a chi non ce la fa'.

Gite costose e cellulari all'ultimo grido sembrano giustificare il contributo di 180 euro

Il colpo di scena viene successivamente, quando la ‘premiere dame’ dello stesso istituto alberghiero afferma di conoscere molto bene i suoi alunni visto che li ha tutti come amici su Facebook e che questo fatto comporta anche la conoscenza di tutti i loro spostamenti, compreso le costose gite estive passate a Palma de Maiorca o persino i loro acquisti dei costosi ultimi modelli di iPhone. Per tale ragione - sostiene con convinzione la Preside – le famiglie di questi ragazzi potranno sicuramente permettersi di pagare il contributo volontario di 180 euro. Roba da matti, sosterrebbe il più arguto degli onesti, ma la scuola pubblica dovrebbe far fronte a tutte le spese di gestione dei suoi studenti, in ragione del fatto che le famiglie pagano le tasse.

Ma invece cosa succede? Nulla di tutto questo. Con scarsa attenzione alla logica ci ritroviamo tutti a dover chinare il capo e farcene una ragione. Che assurdità denunciano i genitori esasperati: e a chi non paga un’ulteriore tassa in nero, gli viene persino negato, il diritto allo studio del proprio figlio. Questo non è affatto più tollerabile!

Il problema sollevato da questi genitori spazientiti è solo il caso più eclatante. In effetti, le medesime proteste e gli stessi malcontenti giungono da tante altre scuole d’Italia, le quali agiscono con troppa spregiudicatezza solo perché all’esterno dei propri edifici sono presenti il tricolore e l’effige della Repubblica Italiana.