Le ipotesi che portano ai meccanismi per la pensione anticipata sono duplici. Da un lato si pensa al bilancio pubblico e dall'altro ai conti privati dei prepensionati. Per questi ultimi una leggera penalità, per chi va in pensione anticipata, sarebbe preferibile mentre un taglio consistente li scoraggerebbe ad abbandonare il mondo del lavoro. Renzi, pochi giorni fa, ha affermato che è allo studio, dei ministri Poletti e Padoan, la possibilità di consentire ai futuri pensionati di accedere alla pensione senza intaccare i conti dello Stato.

Questo passaggio sarebbe focalizzato per i lavoratori che hanno 62/63 anni di età anagrafica che, perso il lavoro, hanno poche possibilità di trovarne un altro.

Il calcolo

Una pensione di 20.000 euro con una penalizzazione del 4% porterebbe un taglio di 800 euro all'anno che, al netto delle tasse nazionali e regionali, si attesterebbe a 42 euro per 13 mensilità. La pensione mensile di 1.272 euro passerebbe a 1.230 euro con un calo del 3,3 %. Se invece si ipotizza il calcolo per 4 anni di anticipo il taglio sarebbe di 3.200 euro che, dopo aver calcolato le ricadute fiscali, diventerebbero 2.192 euro.

Stiamo parlando di 169 euro al mese che in percentuale è il 13,2 % per cui la pensione mensile scenderebbe a 1.103 euro.

Le soluzioni

Si è capito che Renzi è favorevole a soluzioni che consentano aumenti limitati dei costi ma, cosa spinge un Presidente del Consiglio ad aprire un altro fronte con la sinistra del suo partito? Cesare Damiano lo spiega dicendo che è un puro calcolo politico.  Renzi sa perfettamente che l’introduzione di un meccanismo abbastanza penalizzante sarebbe peggiore del fatto di non fare nulla. Ed è per questo motivo che si è alla ricerca di una soluzione che accontenti tutti bilanciando i conti dello Stato con le esigenze dei lavoratori. Le ricette al momento sono tutte piuttosto onerose e per questo non è stato ancora partorito nulla.

Alcune aziende hanno invitato i lavoratori, vicini alla pensione, ad accettare una riduzione dell'orario di lavoro per poter assumere un altro dipendente. In compenso le imprese continuano a pagare i contributi del pensionando. La Telecom, dopo aver applicato la solidarietà generazionale assumendo lavoratori più giovani, ha invece chiesto allo Stato di farsi carico, in tutto o in parte, della riduzione di stipendio non superiore al 30 per cento della retribuzione piena. Queste soluzioni hanno il però pregio di evitare di licenziare i dipendenti, evitando di aumentare a dismisura le fila dei cosiddetti esodati.

E intanto i lavoratori si chiedono se mai verrà trovata una soluzione al problema.