La Legge di Stabilità, presentata dal Governo Renzi il 15 ottobre 2015, non pare avere chiuso definitivamente il tema Pensioni. Molti gli interventi fatti, ma la variazione che offrono è minima. Tito Boeri, presidente Inps, ha definito questa manovra poco incisiva, per chiudere il capitolo pensioni italiane in maniera adeguata e definitiva. Inoltre, sempre secondo il parere di Boeri, direttamente dal Corriere della Sera egli afferma che ci sono stati solo "interventi selettivi e parziali, che creano asimmetrie di trattamento".
Il parere di Boeri sulle modifiche alle pensioni
Il presidente dell'Inps afferma inoltre che, a causa della mancanza di correttivi, le misure adottate per apportare cambiamenti a livello previdenziale andranno probabilmente riviste. Questo comporterà anche un grande dispendio economico: esso si renderà necessario per dare vita ad ulteriori misure parziali in merito alle pensioni e alle misure che si dovranno adottare. In seguito alla presentazione del bilancio sociale dell'anno scorso, Tito Boeri ha ritenuto giusto esprimere il proprio parere per quanto concerne le misure adottate nella Legge di Stabilità, sul tema delle pensioni, e per quanto riguarda la situazione economica nella quale molti pensionati italiani, circa il 42.5%, si trovano a vivere.
Dal bilancio sociale del 2014 è emerso che ben 6.5 milioni di ex lavoratori italiani vivono con una pensione al di sotto dei mille euro.
Nel 2016 ci sarà un intervento previdenziale definitivo?
Tito Boeri si augura che il 2016 sia l'anno nel quale il capitolo pensioni possa dichiararsi definitivamente concluso. Le sue parole, direttamente dal Corriere della Sera, sono state le seguenti: "Speriamo che il 2016 sia l'anno in cui si andrà ad un intervento organico, strutturale e definitivo sulle pensioni"; in particolar modo egli auspica un intervento che "contenga forme di flessibilità che sono possibili". Inoltre la gestione parziale delle riforme in materia pensioni, che si è rivolta prevalentemente al settore privato, ha penalizzato una forma di flessibilità verso la Pa.
Tale penalizzazione ha comportato una cattiva gestione e rotazione del personale della Pubblica Amministrazione: secondo il numero uno dell'Inps gli interventi avrebbero, quindi, dovuto includere anche il settore pubblico.