Un importante interrogativo pervade il mondo della Scuola italiana: gli Smartphone degli studenti possono aiutarli nella didattica? Una bella domanda. Subito, però, ci tornano in mente i recenti fatti che hanno visto coinvolti, in qualità di protagonisti, ventidue studenti, i quali hanno ripreso i propri docenti durante le attività didattiche e li hanno successivamente derisi e sbeffeggiati, condividendo su WhatsApp le foto degli ignari professionisti della formazione.
Un record dai 'Guinness dei primati', ventidue alunni corrispondono a circa il numero di unità presenti in una classe.
Gli insegnanti dovrebbero dare l'esempio ai propri alunni.
Gli insegnanti italiani hanno subito gridato allo scandalo e la maggior parte di loro si sono prontamente interrogati sulle modalità con cui si sono svolti i fatti ampiamente descritti. Il mondo della scuola deve effettivamente interrogarsi su un altro aspetto: sono sempre rispettate le regole contenute all'interno dei Regolamenti d'Istituto? Questo interrogativo è alla base di qualsivoglia società che convive in maniera civile, dalla più piccola comunità, come quella scolastica, alla società intera, come quella in cui viviamo.
Rispettare le regole scritte o verbali dovrebbe essere il primo 'assioma' da rispettare, ma di fatto, quasi meccanicamente, viene dimenticato da tutti, anche e soprattutto dagli stessi insegnanti. Questi ultimi, da un lato dimostrano un'eccessiva tolleranza di fronte alle evidenti 'contravvenzioni' alle regole scritte da parte dei loro studenti e dall'altro assumono atteggiamenti, spesso, più negativi dei loro stessi alunni. Molti docenti, infatti, a detta degli studenti, tengono costantemente in mano il proprio cellulare e lo utilizzano continuamente, spesso anche in classe e durante le attività didattiche. Le famiglie, con i loro atteggiamenti 'super protettivi', pretendono che i loro figli portino con se lo smartphone per qualsivoglia situazione di pericolo o per contattarli semplicemente. Che vergogna!
Coloro i quali dovrebbero far rispettare le regole sono i primi a disattenderle e ad infischiarsene...
Che fine ha fatto il classico telefono della scuola?
In tutto questo ciclico e irrinunciabile turbinio di nuove tecnologie ci si dimentica persino che tutte le istituzioni scolastiche d'Italia, di ogni ordine e grado, possiedono un 'apparecchio telefonico', gratuito e che quindi i propri figli o gli stessi insegnanti possono essere tranquillamente 'rintracciati' attraverso tale strumento ufficiale. Quando poi si parla della scuola secondaria di primo grado (ex scuola media) o della scuola primaria e dell'infanzia, le situazioni diventano più che paradossali, a volte, anche raccapriccianti: certe strane e consuete abitudini dei genitori potrebbero essere certamente evitate, quali per esempio l'acquisto in tenera età (5 o 6 anni) dello smartphone più all'avanguardia, molto costoso, con il display ingombrante e poco maneggevole.
Una strana giostra in cui tutti girano e si divertono, dimenticando di far parte di una istituzione che ha il compito morale di educare i più piccoli. Gli Insegnanti e le famiglie, invece di scaricarsi la colpa 'vicendevolmente', dovrebbero interrogarsi sui loro comportamenti, poco consoni difronte alla 'vigilanza', oggi vocabolo sconosciuto a molte persone adulte che dovrebbero avere più buon senso.