La giunta dell’Unione delle camere penali ha da poco deliberato l’astensione da ogni attività giudiziaria degli avvocati penalisti, i prossimi 24, 25 e 26 maggio. Tutte le camere penali territoriali sono invitate, infatti, a organizzare nei giorni 24 e 26 maggio delle manifestazioni dedicate ai temi e ai punti cruciali della riforma del processo penale. La manifestazione nazionale si terrà, invece, a Roma il 25 maggio.
L’Ucpi ha sottolineato che l’avvocatura penale deve far sentire a gran voce la sua protesta contro i rischi di una riforma asistematica, denunciando quelli che sono i reali problemi del processo, e quelli che effettivamente potrebbero essere i rimedi. Nell’occhio del ciclone dei penalisti è finita innanzitutto la prescrizione, ritenendo che se dovesse essere allungata, i tempi dei processi risulterebbero inevitabilmente destinati a dilatarsi e, quindi, la riforma si presenta quasi come una “legge truffa”. In breve, tale riforma allungherebbe oltremodo le tempistiche dei processi, violando il principio di presunzione d'innocenza del cittadino.
Non meno pesanti le critiche sulle intercettazioni che sarebbero insufficienti a tutelare la riservatezza delle comunicazioni di chi, anche occasionalmente, viene intercettato.
Cosa prevede nel dettaglio la riforma?
La riforma voluta dal governo Renzi prevede di inserire in un unico testo il ddl sulla prescrizione (6 articoli), quello sul processo penale (35 articoli insieme alla delega sulle intercettazioni) e sul rito abbreviato (2 articoli). Inoltre la prescrizione sarà più lunga per i reati di corruzione: il pm avrà 3 mesi di tempo per archiviare o rinviare a giudizio, decorrenti dalla scadenza del termine di durata delle indagini. Questi i punti principali dell’accordo raggiunto da governo e opposizione, dove la parola d’ordine è "accelerazione". Si punta anche a dettare i criteri direttivi sulle intercettazioni.
Dal canto suo, anche il ministro della giustizia Orlando ha annunciato che entro l’estate tale riforma sarà approvata.
Da qualche giorno si parla di un voto di fiducia, escluso fino a qualche tempo fa. Nello specifico, la riforma prevede che i termini di prescrizione "sono aumentati della metà” per i reati di cui ali articoli 318, 319 e 319-ter c.p., quindi per la corruzione in atti giudiziari, quella per l'esercizio della funzione e per atto contrario ai doveri d’ufficio. Sul tema delle intercettazioni, sono stati individuati criteri direttivi e principi proprio per permettere al governo di esercitare la delega. Fra le disposizioni maggiormente rilevanti c’è anche quella che garantisce la riservatezza delle conversazioni telefoniche e delle comunicazioni in caso di intercettazione.
Viene prevista anche la reclusione fino a 4 anni per chi diffonde, al solo fine di recare danno all’immagine o alla reputazione altrui, riprese audiovisive o registrazioni fatte in modo fraudolento.
La reazione del Ministro Orlando
E se da una parte ci sono i legali che si oppongono anche al regime speciale del 41bis e agli strumenti del doppio binario, dall’altra parte c'è il ministro Orlando che ha espresso il suo parere sul fatto che lo sciopero faccia parte della normale dialettica fra le parti. Inoltre puntualizza che, sebbene siano viste con favore alcune idee di fondo contenute nella riforma, come quella di un allungamento dei tempi della prescrizione, tale soluzione, nel complesso, agli occhi degli addetti ai lavori risulta negativa.
Ad ogni modo, un cambiamento è inevitabile visto che, specialmente per i reati contro la PA, l’aumento dei termini serve appunto per evitare che essi si prescrivano addirittura nella fase delle indagini preliminari. I dati confermano, d’altronde, tale assunto, posto che su una popolazione carceraria di 48 mila detenuti, sono solo 268 i condannati per corruzione in Italia, meno della Svezia e della Germania. Per altre informazioni, potete premere il tasto "segui" accanto al nome dell'autore dell'articolo.