Partiamo proprio dall'opzione donna: dopo il traguardo raggiunto molte lavoratrici hanno ottenuto l'agognato pensionamento. Possiamo dire che OD sia stata una scelta lungimirante in paragone alle proposte più recenti?

Opzione donna (L.243/2004) è diventata una scelta appetibile e anche lungimirante all’indomani della legge Fornero, quando in una sola notte ci si è trovate con 7/8 anni di lavoro in più rispetto al precedente contesto.

Fino al 2011 pochissime avevano utilizzato l’opzione per il contributivo, ma da quell’anno in poi la schiera di interessate è cresciuta in modo esponenziale. E chi come me era stata esclusa ingiustamente dalle circolari INPS ha fatto valere, attraverso il Comitato opzione donna, i suoi diritti. Anche se ancora la partita non è chiusa, stante che le donne dell’ultimo trimestre sono in attesa del fatidico contatore, confidiamo di vedere risolta anche questa ingiustizia entro l’anno. Personalmente credo che opzione donna e anche uomo con la scelta del sistema contributivo dovrebbe diventare strutturale per garantire l’uscita anticipata a costo zero, perché è bene ricordarlo opzione donna si paga da sé nel corso del tempo con la percezione di una pensione più piccola per tutta la vita e inoltre lascia risparmi nelle casse dello Stato.

Io ad esempio lascerò oltre 160.000 euro.

Guardando al prossimo futuro resta ancora aperta la questione delle ricongiunzioni onerose, soprattutto in relazione alla gestione separata. Quali sono le aspettative delle lavoratrici in tal senso?

La questione della ricongiunzione onerosa di contributi già versati è veramente singolare, a maggior ragione oggi che l’INPS ha raccolto al suo interno anche l’ex INPDAP (dipendenti pubblico impiego). La gestione separata e l’impossibilità di sommarla ai contributi già presenti, anche per raggiungere i fatidici 35 anni di opzione donna, è una vera “bestialità” perché si vanno a penalizzare donne che hanno lavorato per un periodo consistente e che si accontenterebbero del calcolo puramente contributivo.

Non c’è una ragione al mondo per non risolvere questo problema con tempestività.

Nelle ultime settimane si è acceso nuovamente il dibattito sulla flessibilità previdenziale. Al momento le discussioni vertono sul prestito pensionistico (APE), ma il Comitato OD si è espresso in più occasioni a favore della proposta parlamentare n. 857/2013. Quali sono i motivi condivisi dalle lavoratrici alla base di questa posizione?

Ciò che ormai risulta chiaro a tutti è che non esiste possibilità di flessibilità senza penalizzazioni. Cosa che peraltro io trovo corretta in quanto non dobbiamo dimenticare che gli assunti a partire dal 1996 hanno il solo sistema contributivo. Inoltre, trattandosi di scelta personale ognuno farà le proprie valutazioni e i propri calcoli prima di dare le dimissioni.

Chiaramente la proposta di legge 857/13 di Cesare Damiano che prevede l’uscita a 62 anni a fronte di 35 anni di contributi e con penalizzazioni molto ragionevoli è un’ottima proposta che mi auguro possa essere approvata, però devo rilevare mio malgrado che l’Europa ha “criticato“ quella del Governo, che prevede oltre 64 anni di età e prestito pensionistico per 20 anni. A questo punto senza soffermarmi sul tema di chi ci mette i soldi, che siano le banche o lo Stato, per il lavoratore cambia poco. La sostanza è che per andare in pensione anticipatamente ci si  deve “accontentare“ di qualcosa di meno. Posso aggiungere che le donne del comitato attestano ogni giorno la validità della scelta e la loro gioia. Nonostante la pensione più piccola siamo allegre pensionate.