Sarebbero 900mila i collaboratori domestici al Lavoro in Italia. Questo almeno per quanto riguarda quelli a posto dal punto di vista contrattuale. Infatti, ancora oggi, nonostante la lotta serrata all’emersione del nero da parte del Governo, nonostante i voucher e nonostante sia stato da qualche mese, rinnovato il Contratto Collettivo Nazionale di categoria, il lavoro nero nel settore è diffusissimo.
Il rapporto di lavoro domestico ha delle particolarità che lo distingue da altre tipologie di lavoro e che, probabilmente, rende più facile utilizzare il lavoro sommerso piuttosto che quello regolare. Diritti e doveri, sia dei lavoratori che dei datori di lavoro, non mancano, ecco perché bisogna capire bene come funziona il rapporto di lavoro, dal punto di vista di entrambe le parti.
Datore di lavoro, chi è?
Come dicevamo, c’è tempo fino al 10 luglio per il pagamento, da parte dei datori, della seconda rata dei contributi previdenziali, tramite il modello Mav. Si tratta dei versamenti Inps dovuti per le prestazioni lavorative di un lavoratore domestico.
Il lavoratore può rientrare tra quelli domestici, se è un badante, una colf, una baby sitter, un cameriere o un giardiniere, tanto per citare le figure più utilizzate dalle famiglie. Come dicevamo, un rapporto di lavoro particolare dal punto di vista normativo e procedurale- Questo perché è particolare il datore di lavoro che può essere una persona, una famiglia o una comunità.
Contratto
In linea di massima, i contributi da versare sono l’unico adempimento davvero obbligatorio e a scadenza che grava sul datore di lavoro. Nessun obbligo di redigere un atto scritto o un contratto in sede di avvio del rapporto e nessun obbligo di rilasciare ricevuta o busta paga per il pagamento mensile dello stipendio.
Nonostante il mancato obbligo, resta prassi comune redigere i documenti necessari e le ricevute di pagamento, per rendere più tracciabile il rapporto di lavoro. Inoltre, il nuovo contratto collettivo, nonostante la Legge non lo preveda come obbligo, impone la redazione di una specie di lettera di assunzione, dove vanno riportati i dati del datore di lavoro e del lavoratore, la paga pattuita, le mansioni, il luogo di lavoro e la durata del rapporto di lavoro, possibilmente settimanale o ad ore. Solo l’Inps assume la parte di ente presso il quale regolarizzare il rapporto di lavoro. Infatti, entro 24 ore dal giorno precedente l’avvio del rapporto di lavoro dipendente, il datore di lavoro è tenuto a comunicare all’Inps l’assunzione. Stessa comunicazione e stessa tempestività va utilizzata per ogni variazione di rapporto, con cambio di mansioni, di ore lavorative o per cessazione del rapporto.