I ferrovieri ritornano all'attacco sul tema pensioni. In un comunicato stampa del 10 ottobre scorso la rivista dei macchinisti “Ancora In Marcia!” ha denunciato l'inefficacia dello strumento dell'APE SOCIAL per le particolari categorie di macchinista e capotreno, ora non più tutelate dal regime speciale previsto per il fondo speciale FS che garantiva la possibilità di andare in pensione al raggiungimento dei 58 anni di età anagrafica.
Macchinisti e capitreno fuori dai “lavoratori precoci”
Il primo problema segnalato è quello dell'età anagrafica per poter essere considerato “lavoratore precoce” e poter andare così in pensione con 41 anni di contributi versati. Siccome per “precoce” si intende chi ha lavorato almeno un anno prima del compimento dei 19 anni di età, mentre per venire assunto come macchinista o capotreno è necessario aver conseguito il diploma di scuola superiore, la logica conseguenza è che nessuno tra il personale dei treni sarà “precoce”, salvo pochi casi eccezionali.
L'APE ti dà, ma prima ti toglie
Il secondo aspetto segnalato da ancora In Marcia!
è ancora più paradossale: le norme dell'APE prevedono che il beneficio di sconto di qualche anno di lavoro non sia cumulabile con altre maggiorazioni previste per aver svolto una particolare attività lavorativa. Quindi macchinisti e capitreno, per poter accedere all'APE, dovrebbero rinunciare a quell'anno ogni dieci, con un massimo di tre, di “abbuono” che hanno maturato, fino al 31 dicembre 2011, per aver svolto in ferrovia un'attività particolarmente logorante dal punto di vista delle turnazioni di lavoro. Insomma, le norme previste non paiono davvero risolutive, in quanto con una mano danno, e con l'altra tolgono.
Aspettativa di vita a 64 anni e mezzo, pensione a 67
Allo stato dell'arte, quindi, per i ferrovieri valgono le norme “generali” e nulla più, nonostante i lavori di macchinista, capotreno e anche manovratore siano stati da fonti sia parlamentari che sindacali indicate come particolarmente usuranti, e i macchinisti stessi stiano continuamente denunciando casi di scomparse premature di loro colleghi, deceduti a causa di malattie.
Molti di costoro avevano meno di 62 anni.
A regime, se non verrà nel frattempo apportata alcuna riforma, avremo perciò lavoratori come i macchinisti che dovranno andare in pensione a 67 anni, mentre il dato sull'aspettativa di vita della categoria è rimasto fermo a 64,5 anni. Questa è l'Italia, dove anche la matematica è un'opinione...