Continua il pressing delle tre sigle confederali Cgil, Cisl e Uil al Governo Gentiloni sugli interventi in campo previdenziale da inserire nella nuova Legge di Stabilità che con molta probabilità entrerà in vigore a partire dal prossimo primo gennaio 2018. Il Premier, infatti, sembrerebbe concentrato su altri provvedimenti ritenuti una priorità.
Il Governo dice no al blocco dell'adeguamento
Cosa che suscita profonda delusione fra le organizzazioni sindacali visto che, la Legge di Bilancio 2018 poteva rivelarsi un'ottima occasione per riprendere in mano i temi previdenziali rimasti ancora irrisolti.
Si tratta del meccanismo di Quota 100 più volte discusso ma lasciato nel dimenticatoio, dell'estensione dell'Ape Sociale e del meccanismo di Quota 41 ad una platea più ampia di beneficiari, della proroga del regime sperimentale donna a favore delle lavoratrici oltre al blocco dell'adeguamento automatico dei requisiti pensionistici all'aspettativa di vita.
La nuova manovra finanziaria, tuttavia, è stata approvata nei giorni scorsi ma non contiene nessun intervento sulla previdenza come previsto dall'accordo firmato fra le organizzazioni sindacali e il Governo stesso. È questo il motivo che spinge le parti sociali ad intervenire con nuove mobilitazioni: "Si è fatta una scelta politica: si poteva intervenire sulla finanza, sul patrimonio e facilitare chi lavora e chi produce", ha spiegato il segretario generale della Cgil Susanna Camusso.
Anche il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli ha detto la sua: "Un mese fa avevamo consegnato al Governo le nostre proposte in materia previdenziale ed eravamo in attesa di risposte. Invece, nell'incontro di ieri il Ministro Poletti è stato stucchevole", ha affermato il sindacalista.
Poletti illustra le altre priorità
Difatti, il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti avrebbe avrebbe reso nota la necessità di intervenire soltanto su alcuni temi considerati prioritari quali la pensione di garanzia per le giovani generazioni e sugli sgravi contributivi alle aziende che assumono personale.
Proposte che, stando al parere dello stesso Ghiselli potrebbero essere solo un po' di propaganda in vista delle prossime elezioni. "È ridicolo stanziare 338 milioni di euro per la decontribuzione", ha affermato ancora il segretario confederale della Cisl. Non è escluso, infatti, che le parti sociali porteranno avanti nuove battaglie che potrebbero portare a nuove proposte in campo previdenziale.