In un recente comunicato stampa, inoltrato sotto forma di lettera aperta, la storica testata dei lavoratori delle ferrovie ancora In Marcia! ha denunciato per l'ennesima volta il perpetuarsi della scia di morti premature tra i macchinisti dei treni. Si tratta di persone tuttora in attività o da poco in pensione, decedute a seguito di malattie, principalmente patologie cardiologiche o tumori.

La lettera fa seguito ad una precedente segnalazione, dello scorso mese di agosto, che aveva per oggetto i decessi, avvisando che era stata raggiunta quota 36 in tre anni.

Ora, dopo un mese, i morti sono diventati già 41, e l'elenco, purtroppo, pare non essere destinato ad interrompersi.

Le cause

Ma quali sono i fattori che stanno determinando questa tragica situazione? Secondo ancora In Marcia! non si tratta di un'unica causa, bensì di un mortale mix di elementi negativi. Innanzitutto, le recenti riforme pensionistiche che, eliminando i cosiddetti “fondi speciali” delle singole categorie, hanno innalzato l'età di accesso alla pensione per i lavoratori che vi facevano parte, fino all'attuale tetto di 67 anni. I macchinisti quindi, insieme ai capitreno ed ai manovratori, si sono visti innalzare l'età per la pensione da 58 a 67 anni in un sol colpo, quando, rammenta la rivista, l'ultimo dato noto sull'aspettativa di vita di questi particolari lavoratori è di 64 anni e mezzo.

I 41 morti, guarda caso, hanno quasi tutti un'età compresa tra i 52 ed i 62 anni.

Ma le condizioni di lavoro dei ferrovieri come si sono evolute negli ultimi anni? Ebbene, la rivista dei macchinisti parla di un netto peggioramento, tuttora in atto: turni lunghi anche 10 ore, fino a tre turni notturni alla settimana, riposi ridotti a ridosso dei limiti di legge, isolamento lavorativo che mette chi guida i treni a rischio di non essere soccorso in tempi utili in caso di malore.

La politica, i sindacati

La lettera aperta è rivolta sia alle istituzioni e ai partiti politici, che ai sindacati. Se da un lato viene riconosciuto l'impegno a cercare delle soluzioni ai problemi in questione da parte di alcune forze politiche e del sindacalismo di base, d'altro canto i ferrovieri registrano l'inazione del Governo, che in più di una occasione ha respinto proposte legislative volte a sanare l'errore commesso in occasione della soppressione del fondo speciale ferrovieri.

Anche sul fronte sindacale c'è molto silenzio: i firmatari dei contratti non spiegano come possa essere sostenibile, soprattutto nel lungo periodo, lavorare in condizioni ancora più disagiate, dovendo andare in pensione magari a settant'anni.

Soluzioni cercasi

E' auspicabile da parte di tutti che il problema venga risolto. Intanto, anche solo dal punto di vista umano, non è giusto che nel 2017 ci sia ancora chi muore per lavoro. La questione dei macchinisti, inoltre, riguarda nello specifico anche tutti gli utenti delle ferrovie, perché vi è connessa anche la sicurezza dei treni stessi. Speriamo quindi che l'appello lanciato da “ancora In Marcia!” non cada nel vuoto, ma venga raccolto da tutti coloro che hanno a cuore le condizioni dei lavoratori e la sicurezza in ferrovia.