Dal primo gennaio 2019 entreranno in vigore le nuove norme per la rivalutazione dei trattamenti previdenziali. L'ISTAT ha rilevato un aumento del costo della vita, di conseguenza la Corte Costituzionale ha pensato a trattamenti pensionistici più adeguati all'incremento dell'inflazione. Lo scopo è quello di mantenere il potere d'acquisto così com'è senza alterarlo in modo negativo ulteriormente, soprattutto per chi ha una pensione minima.

Ma vediamo come funziona.

La perequazione

La riforma Fornero del 2011 aveva bloccato questo strumento, poi reintrodotto con una fase transitoria con la data della "scadenza" fissata per il 2016. Questa fase transitoria aveva fissato cinque scaglioni di reddito con relative rivalutazioni in base a percentuali. Per fare un esempio valido, chi aveva una pensione inferiore a tre volte il trattamento minimo (che nel 2018 risultava essere di 507,42 euro) può avere una rivalutazione del 100%, mentre per i redditi superiori questa percentuale scendeva progressivamente, fino al 45% per gli importi sei volte maggiori.

Ora le fasce di reddito si sono "ridotte" a tre, e il 100% lo prevedono quei trattamenti pensionistici inferiori a tre volte il trattamento minimo. La rivalutazione al 90% è dedicata alle Pensioni comprese fra 3 e 5 volte il trattamento minimo, mentre per quelle superiori a 5 volte spetta una rivalutazione del 75%.

Il trattamento verso le pensioni alte

Le pensioni che risultano essere sei volte superiori al minimo sono automaticamente escluse da questo tipo di trattamento. La Corte Costituzionale ha deciso che i ricorsi che reclamano un adeguamento nonostante l'elevata somma della pensione interessata non sono presi in considerazione. Lo scopo infatti, è quello di destinare le già scarse risorse finanziarie ai soggetti più deboli e di tutelare il potere d'acquisto di questi ultimi attraverso il principio della proporzionalità.

Questo provvedimento dovrebbe in linea di massima favorire le categorie di pensionati che rappresentano le fasce con il reddito più basso e possibilmente incrementare il loro potere d'acquisto. Questo perché il periodo di inflazione ha dato maggiore consapevolezza sul fatto che i redditi più alti erano più "resistenti" all'aumento del costo della vita (e dunque all'inflazione crescente) rispetto a quelli più "deboli". Per quanto riguarda le pensioni medio-alte, si è deciso di limitare questo blocco.