Una recente indiscrezione da fonti vicine al dossier previdenziale del governo, cioè al tavolo della discussione sul varo di quota 100, riguarda le cifre in dotazione all’esecutivo. Gli 8 miliardi di cui si parlava per quanto concerne i soldi disponibili per la quota 100, sembra siano scesi a 6. L’imminente presentazione della nota di aggiornamento del Def (prevista per il 27 settembre) dovrebbe chiarire questo aspetto, perché adesso si inizia a fare sul serio.

Le dotazioni, evidentemente al ribasso, danno man forte alle voci che vogliono quota 100 effettivamente varata, ma con numerosi e precisi paletti tali da ridurre di parecchio la platea dei probabili destinatari della misura. Tradotto in termini economici in vista della manovra di Bilancio di fine anno, un deciso alleggerimento dell’impatto che la quota 100 avrà per i conti pubblici. Escono fuori così numerosi vincoli alla misura, a partire da quelli relativi ai requisiti anagrafici e contributivi da centrare, per finire a decurtazioni di assegno per i fruitori della pensione anticipata o al meccanismo delle finestre mobili.

Serviranno 62 anni di età e 36 di contributi

Due noti quotidiani a tiratura nazionale, “Il sole 24 Ore” ed “Il Messaggero” sono usciti con articoli che delucidano meglio le ultime notizie riguardanti queste limitazioni alla misura che con il reddito di cittadinanza, sarà probabilmente quella più importante della prossima legge di Bilancio. Come funzionerà quota 100? Il meccanismo ormai è definito, con la pensione che si andrà a centrare quando la somma di età e contributi previdenziali versati sarà pari a 100. Ci saranno però delle soglie minime da raggiungere sia per quanto concerne l’età anagrafica che per i contributi. Quota 100 a 62 anni di età minima e con almeno 36 anni di contributi versati (ma potrebbero passare a 37 se i conti del governo dovessero ritenerlo necessario).

In pratica, un soggetto con 65 anni di età ma senza i 36 anni di contributi non potrebbe accedere alla pensione con quota 100, così come un lavoratore con 39 anni di lavoro alle spalle, ma senza i 62 anni di età già compiuti. Le combinazioni 61+39 o 65+35 tanto per confermare gli esempi di prima, non sarebbero utili alla quota 100. Una limitazione netta della platea dei beneficiari che sarebbe ancora più marcata dall’altro paletto relativo ai contributi figurativi utili. Resta sempre in piedi l’ipotesi di ridurre a solo due anni la contribuzione figurativa utilizzabile per raggiungere i probabili 36 anni di contributi minimi da detenere. Chi sovente è costretto ad utilizzare disoccupazioni Inps come la Naspi, o altri ammortizzatori sociali o malattia, potrebbe avere difficoltà a raggiungere la soglia minima di versamenti previdenziali restando di fatto escluso dalla misura.

Un taglio simile a quello della Fornero

Se i paletti prima citati rappresentano limitazioni relative ai requisiti della misura, se ne valutano altri che dovrebbero essere disincentivi per i lavoratori ad utilizzare la quota 100. Il più importante è quello della decurtazione della pensione erogata con questa novità pensionistica. Un ritorno ad un vecchio provvedimento da poco cancellato e nato con la riforma Fornero. In pratica, con l’ultima vera riforma pensionistica di cui si ha memoria, i soggetti che accedevano alla pensione anticipata prima dei 62 anni di età, doveva accettare una riduzione di assegno previdenziale del 2% per ogni anno di anticipo rispetto alla soglia di età per la normale pensione di vecchiaia.

Anche quota 100 potrebbe avere un meccanismo simile, perché si va delineando l’idea di penalizzare gli assegni per ogni anno di anticipo rispetto all’età anagrafica della pensione di vecchiaia che nel 2019 sarà di 67 anni. Una decurtazione che potrebbe essere pari all’1,5% per anno di anticipo, come molti siti e giornali oggi hanno evidenziato. Inoltre, la pensione con quota 100 potrebbe riportare in essere un meccanismo quasi in disuso, cioè quello delle finestre mobili. In pratica la decorrenza della pensione per ogni singolo richiedente potrebbe slittare in la ne tempo, di 12 o 18 mesi come meccanismo delle finestre mobili vuole. Pur concedendo la possibilità di lasciare il lavoro anticipatamente, la decorrenza della pensione sarebbe posticipata e non a partire dal 1° giorno del mese successivo a quello in cui si maturano i requisiti, come normalmente funziona per le altre misure previdenziali oggi vigenti.