Il FIT, acronimo che sta per Formazione Iniziale e Tirocinio e che nel mondo della Scuola è di dominio comune, ha i giorni contati. Infatti secondo le indiscrezioni che trapelano dall’Esecutivo e da fonti vicine al dossier della legge di Bilancio, il FIT potrebbe essere abolito. In pratica, un docente, dopo aver vinto il concorso, al termine dell’anno di prova in una scuola, resterà nella stessa scuola per altri 4 anni.

Una soluzione alla problematica della continuità didattica che negli ultimi anni è nettamente venuta meno nella scuola per via della misura di mobilità. Cosa può cambiare in base alle novità della ormai prossima legge di Bilancio.

Dopo la prova altri 4 anni nella stessa posizione

Al superamento dell’anno di prova e tirocinio, per i docenti che hanno vinto il concorso, si passerà automaticamente all’assunzione a tempo indeterminato. Si dovrà rimanere almeno altri 4 anni sulla medesima cattedra ed in questo quadriennio per loro ci sarà il divieto nel richiedere trasferimenti per mobilità interna. Questo salvo casi particolari ed estremi, come possono essere considerati quelli di esubero o sovrannumero.

Per garantire, come dicevamo la continuità didattica e agevolare gli studenti durante il loro percorso di studio, viene in altri termini inserita la permanenza a medio lungo termine nella scuola. Una vera rivoluzione che segue la linea tracciata dall’esecutivo che vuole una scuola in linea con quelle dei paesi membri della UE. Ai giovani laureati che vogliono intraprendere la carriera didattica, l’esecutivo giallo-verde ha in mente di favorire l’ingresso a cattedra nel più breve tempo possibile. Secondo le ipotesi, per i laureati che hanno conseguito almeno 24 crediti formativi, ci sarà un concorso ogni biennio, con il primo da varare già l’anno venturo. Proprio dal concorso passerà l’assunzione in ruolo di questi giovani laureati che intendono entrare al lavoro nel mondo della scuola.

A concorso terminato ed a graduatorie pubblicate, queste resteranno vigenti per due anni, per poi essere sostituite dalle nuove scaturite dai nuovi concorsi del biennio successivo

Altre importanti novità

Tra le altre novità che il governo ha in mente per superare le problematiche lasciate in campo dal decreto della Buona Scuola di matrice PD, c’è senza dubbio un nuovo modo di valutare i titoli posseduti dagli aspiranti docenti. I titoli posseduti non potranno incidere sul punteggio finale per più di 20 punti. Inoltre si tenderà a dare maggiore importanza ai dottorati di ricerca, all'abilitazione pregressa ed ai risultati dei precedenti concorsi. Le novità non si fermano ai laureati, perché l’esecutivo ha in mente soluzioni anche per i cosiddetti non abilitati.

Ai supplenti di terza fascia, quelli cioè che hanno maturato i 3 anni di esperienza lavorativa nella scuola, in un arco temporale di 8 anni, dovrebbero spuntare una riserva di nuove cattedre da assegnare a loro pari ad almeno il 10% di questi.