Nessuna speranza per chi sognava di entrare nella finestra di pensione anticipata che Lega e Movimento 5 Stelle avevano varato con la scorsa legge di Bilancio. La quota 100 non verrà prorogata oltre la sua sperimentazione che il primo governo Conte stabilì in 3 anni, dal 2019 al 2021. Adesso dalle voci e dalle indiscrezioni si è passati ai fatti. Dopo che il Ministro dell'Economia Gualtieri e il numero uno dell'Inps Tridico hanno pubblicamente dichiarato su giornali, tv e radio che la sperimentazione di quota 100 sarebbe finita nel 2021, adesso la notizia diventa pressoché ufficiale.
Durante la discussione sulla nota di aggiornamento del documento di economia e finanza, che oggi 9 ottobre era in calendario in Senato, il Viceministro dell'Economia, Antonio Misiani, ha ripetuto la stessa cosa. La novità assume maggiore importanza visto lo scenario in cui è stata presentata, cioè a Palazzo Madama, in Senato.
Pensioni, la quota 100 sarebbe una misura di transito
Antonio Misiani, Senatore della Repubblica eletto alle politiche del marzo 2018, dal 13 settembre 2019 è diventato Viceministro dell'Economia e delle Finanze del governo Conte bis. Misiani, esponente politico del Partito Democratico, oggi in Senato, nella replica del governo alla discussione generale sulla nota di aggiornamento del documento di economia e finanza, ha pubblicamente confermato che quota 100 dovrebbe cessare di esistere dal 2022.
In pratica, saranno i nati nel 1959 gli ultimi lavoratori che potranno sfruttare la misura che consente di uscire dal lavoro già a 62 anni di età e, contestualmente, con 38 anni di contributi. Viene di fatto smontato un pezzo importante delle politiche del primo governo Conte e soprattutto un pezzo importante delle politiche di Matteo Salvini. "Quota 100 è misura transitoria che termina nel 2021", così ha aperto il suo intervento il Senatore Misiani che ha ribadito la non intenzione di prorogare la misura da parte del governo giallo-rosso. Secondo Misiani, il Governo ha in mente di riformare il sistema previdenziale con un modello di flessibilità i cui contenuti saranno oggetto del tavolo di discussione tra governo e sindacati.
Gli altri punti dell'intervento del Viceministro
Per una misura del precedente governo di questa legislatura che viene di fatto smontata, un'altra viene confermata. Parliamo del reddito di cittadinanza, che secondo Misiani è una misura di contrasto alla povertà che non va cancellata perché sacrosanta. Anzi, occorrerebbe – secondo il Viceministro – potenziarla e renderla addirittura strutturale. Prima il reddito di inclusione e poi quello di cittadinanza avrebbero permesso all'Italia di colmare la differenza di spesa media sulle misure di contrasto ai disagi, con il resto d'Europa. Dalla discussione in Senato esce fuori una parziale retromarcia da parte dell'esecutivo sulle politiche di contrasto all'uso del contante.
Non dovrebbe esserci nessuna misura che penalizzerà i pagamenti con il contante nella prossima legge di Bilancio, almeno stando a quanto ha asserito Misiani, anche se secondo lui misure di incentivo all'uso della moneta elettronica saranno comunque in manovra. Per quanto concerne il documento fiscale, Misiani è stato esplicito nel confermare come l'attuale esecutivo non provvederà ad emanare nessun provvedimento di condono o sanatoria.