Uber è un sistema di taxi che si avvale di una applicazione che mostra sullo schermo quale è la macchina più vicina alla tua posizione e ti permette di chiamarla.
Tutte le auto a disposizione sono limousine o comunque auto di grossa cilindrata e lussuose, cosa che piace molto agli utenti, in quanto si sentono importanti andando in giro a bordo di tali macchine. Il servizio ha un costo più alto rispetto ai normali taxi, ma la cosa non frena le persone dall' usufruirne.
Il problema è che, essendo un servizio privato, non deve sostenere i costi cui, invece, devono far fronte per legge i tassisti, che devono pagarsi la licenza, il tassametro e l'assicurazione per scopi professionali. Inoltre, la multinazionale americana, pratica delle tariffe più basse, riuscendo a togliere clienti ai tassisti, per questo motivo che il Tribunale di Milano ha proibito «in via cautelare» alle società del gruppo la possibilità di utilizzare l'applicazione in tutto il Paese.
Le organizzazioni sindacali, locali e nazionali, dei tassisti e dei radiotaxi, assistite da vari legali negli ultimi giorni avevano presentato un ricorso per chiedere l'oscuramento di UberPop, in quanto l'applicazione permette praticamente a chiunque abbia un'auto da mette a disposizione di svolgere la professione di tassista senza però possedere la licenza ed essere in regola con le norme che regolamentano la categoria.
Il giudice della sezione specializzata imprese ha accolto, ieri, il ricorso ed ha stabilito che l'app fosse bloccata. Adesso la società americana avrà a disposizione 15 giorni di tempo per disattivare il servizio o rischierà una penale da 20mila euro per ogni giorno di ritardo.
Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha ritenuto «condivisibile» la decisione del giudice e auspica che «Uber continui il suo servizio, ma nell'ambito della legalità». Di diverso avviso invece è il Codacons che ritiene la decisione «dannosa enorme per gli utenti, perché limita la concorrenza e la scelta per i cittadini».