La Ferrari ha annunciato una modifica nei suoi metodi di pagamento e da qualche settimana consente di usare alcune criptovalute per l'acquisto delle sue auto di lusso. L'iniziativa per il momento è limitata ai soli Stati Uniti, ma il marchio italiano sta lavorando per estendere questa opzione anche ai mercati europei, per rispondere alle crescenti richieste di una clientela più giovane e tecnologicamente orientata.
La richiesta viene dai clienti
La Ferrari abbraccia quindi l'onda digitale, riconoscendo l'interesse crescente di una base di clienti più giovane e orientata alla tecnologia. Il catalizzatore dietro questo cambiamento sembra essere una richiesta diretta dai concessionari statunitensi, guidati da un'affluenza di giovani investitori che hanno accumulato ricchezza proprio attraverso gli investimenti in criptovalute. Per queste persone le transazioni in moneta digitale sono ormai un'abitudine e le automobili di lusso, come la Ferrari, rimangono uno status symbol.
Verranno consentiti in particolare i pagamenti tramite Bitcoin, la moneta digitale più conosciuta e usata del mondo, ma anche attraverso Ethereum (ETH) e la moneta digitale agganciata al dollaro statunitense (la stablecoin USDC).
Ferrari intende utilizzare il mercato americano come trampolino di lancio prima di espandere il suo sistema di pagamento in criptovaluta in Europa nel prossimo anno. I prezzi delle auto vanno da 200mila a 2 milioni di euro, ma i vertici dell'azienda hanno assicurato che sia che si tratti di un bonifico bancario, di un assegno convenzionale o di una transazione in Bitcoin, i prezzi rimarranno costanti. Attraverso Bitpay, il fornitore di servizi di pagamento in Bitcoin con sede ad Atlanta, l'azienda garantisce la conversione immediata dei pagamenti in criptovaluta in valuta tradizionale per i concessionari, proteggendoli efficacemente dalle fluttuazioni dei prezzi.
I rischi ambientali dei bitcoin
Questo passo non è privo di controversie, però. Già nel 2021 Elon Musk aveva consentito l'uso dei Bitcoin per acquistare le sue Tesla, ma la decisione era stata rapidamente revocata a causa delle preoccupazioni ambientali. L'enorme quantità di energia necessaria per il mining dei Bitcoin e delle altre criptovalute ha sollevato bandiere rosse ambientali: spesso questo consumo energetico è superiore a quello di interi Paesi.
Il mining di bitcoin infatti richiede un'enorme potenza di calcolo per risolvere complessi problemi matematici che confermano le transazioni e mantengono la sicurezza della rete. Questo processo è gestito da potenti computer che consumano enormi quantità di energia elettrica: questa quantità, nel corso degli anni, è aumentata in modo esponenziale.
Gran parte dell'energia impiegata nel mining proviene da fonti non rinnovabili, come il carbone e altri combustibili fossili, contribuendo così alle emissioni di gas serra e all'inquinamento ambientale. Ciò ha sollevato preoccupazioni sull'impatto negativo sull'ambiente, specialmente considerando l'attuale contesto di emergenza climatica.
Questo passaggio della Ferrari nell'adottare pagamenti in criptovaluta scatenerà probabilmente un dibattito simile, anche se Enrico Galliera, direttore marketing di Ferrari, difende la scelta e sottolinea gli sforzi del mondo delle criptovalute per ridurre l'impronta di carbonio attraverso software innovativi e un maggiore uso di fonti rinnovabili. Lo fa per esempio Ether, la seconda criptovaluta più popolare dopo Bitcoin.