La Buona Scuola è stata appena approvata ma la sua effettiva implementazione non sarà certo agevole. Il Referendum abrogativo e la preannunciata disobbedienza civile negli istituti scolastici potrebbero, infatti, metterne in forse la piena realizzazione. Si spiegano così i recenti interventi di molti intellettuali di regime, Galimberti in testa, scesi in campo a gamba tesa per legittimare la Riforma imposta da Renzi.

A rafforzare la compagine mediatica in favore del provvedimento, Il Sole 24 Ore ha ultimamente (10/7/15) ospitato l'intervento di Attilio Oliva, Presidente dell'Associazione TreeLLLE, affiliata Confindustria e principale committente, suggeritore e in parte vero estensore di quella Riforma.

Con una serie di domande retoriche volte a informare la pubblica opinione sul pietoso stato della Scuola italiana, il sig. Oliva sciorina una lunga sequenza di dati statistici nei paesi UE, a dimostrazione dell'arretratezza e della scarsa competitività del sistema istruzione nazionale; si duole, poi, ma senza accennare ai loro pessimi risultati, di come le scuole private stiano diminuendo per mancanza d'iscrizioni e, infine, lamenta il carattere troppo umanistico dei curricoli scolastici.

Per l'articolista confindustriale la responsabilità del disastro è da imputare sostanzialmente a una classe docente arroccata a difesa di corporativi diritti acquisiti (per lui privilegi) che, per questo, avrebbe sino ad oggi imposto alla politica scelte organizzative e gestionali caotiche ed inefficienti, del tutto inadeguate a governare la nuova dimensione dell'istruzione di massa; opponendosi alla Riforma, i docenti dimostrerebbero dunque il loro interessato conservatorismo a fronte delle necessarie innovazioni governative.

Non appare possibile, per economia espositiva, esaminare nel dettaglio le affermazioni del rappresentante TreeLLLe; basteranno,tuttavia, poche osservazioni generali.

I dati statistici

Sconcerta, invero, il disinvolto utilizzo dei dati statistici per rafforzare radicati mantra; il dato assoluto, se emancipato dalla specificità dei vari Paesi UE, ha infatti evidenti effetti manipolatori. Limitandosi al solo caso del rapporto docenti/alunni che per il sig. Oliva sarebbe in Italia eccessivo, basti ricordare che le rilevazioni conteggiano fra i docenti italiani anche i 90.000 insegnanti di sostegno la cui attività, negli altri paesi UE, o non è svolta o è affidata ad altre istituzioni.

Conservatori?

I docenti italiani, lungi dall'essere conservatori, hanno presentato sin dal lontano 2006, e ripresentato pochi mesi orsono, una proposta di legge popolare (ignorata dal Parlamento) per rinnovare e rendere più efficiente il sistema istruzione, ma in coerenza con i principi costituzionali.

La scuola Pubblica

Il carattere pubblico dell'istruzione è sancito dalla Costituzione allo scopo di garantire la formazione non di parte ma plurale, aperta, laica e democratica del cittadino, per creare i presupposti di una più effettiva eguaglianza sociale.

Una diversa visione di società

Il modello di Scuola proposto dai docenti e quello voluto da TreLLLE e dalla Riforma, divergono radicalmente in quanto obbediscono a due diverse visioni di società: quella del Mercato, che considera l'istruzione una merce e gli studenti semplici prodotti industriali capaci di fare ma non di pensare e quella incisa nei principi costituzionali, fatta di cittadini liberi, capaci di comprendere il mondo che li circonda e di opporsi allo strapotere dell'economia.