Giorni fa, un noto intellettuale ha apprezzato la "valutazione dei docenti" inserita nella legge di riforma La Buona Scuola, in quanto coerente con le leggi di mercato e a favore degli studenti. Le sue dichiarazioni (reperibili sul sito "tuttoscuola"), già commentate in altro articolo, meritano di essere ulteriormente approfondite perché illuminanti circa la natura e gli scopi dell'intera riforma.

L'inno alle leggi naturali di un Mercato ritenuto infallibile nel premiare i virtuosi e punire gli incapaci (i docenti e le scuole), mostra infatti, con palmare evidenza, l'apparentamento di quelle affermazioni con i decennali progetti di riforma dei sistemi scolastici predisposti e in parte attuati dal Capitale globale (Cile, Argentina).

Nella competizione mondiale, per il potere economico-finanziario quelle riforme rappresentano in effetti un obiettivo irrinunciabile, visti i considerevoli vantaggi in termini economici di egemonia culturale e di controllo sociale, offerti da una scuola disegnata su parametri aziendali, gerarchizzata e condizionata dai finanziamenti privati.

Attraverso l'applicazione del "jobs act" scolastico e dei finanziamenti degli sponsors (che ottengono pubblicità a buon mercato e una didattica organica ai loro interessi) nonchè dell'alternanza scuola-lavoro (che mette a disposizione delle imprese forza lavoro docile e poco o per nulla retribuita), la spesa pubblica si sgrava delle spese dell'istruzione a sostegno del sistema finanziario mentre gli operatori privati trovano nuove occasioni di influenza e profitto.

Ma soprattutto, la Scuola Azienda - riproduzione di un unilaterale modello economico sociale - rappresenta un formidabile strumento di controllo e normalizzazione dell'intera società, per renderla acquiescente e suddita dell'ideologia del Mercato, l'unica a sopravvivere nella morte "presunta" dei pensieri alternativi.

In quest'ottica, l'architettura gerarchica dell'uomo solo al comando, la valutazione dei docenti e la loro chiamata diretta da parte del Preside Manager con poteri di ricatto, il controllo di qualità sulla performance degli studenti - valutati come prodotti industriali in conformità a parametri industriali - costituiscono strumenti autoritari indispensabili per manipolare il processo formativo, incentrandolo sull'obbedienza alle leggi naturali dell'economia e sull'assimilazione del lavoro precario e senza diritti come forma naturale dell'esistenza e del futuro.

Con la Buona Scuola e la filosofia della conoscenza unilaterale, dell'istruzione-merce adeguata alle specifiche esigenze delle imprese finanziatrici, i docenti saranno valutati sul metro di un insegnamento il più possibile vicino a quegli interessi.

Costretti sotto ricatto al giuramento di fedeltà o conniventi Kapo, costituiranno la principale forza d'urto della normalizzazione sociale, agenti controllati in base alla capacità di controllare.

Ai pochi nostalgici della libertà d'insegnamento che non vorranno macchiarsi dell'omicidio del pensiero critico, resterà invece, come ammoniscono tristi esperienze del passato, la "libera" scelta fra repressione, isolamento ed emarginazione.

Accomunati da una stessa acritica visione, gli studenti di oggi si divideranno domani tra quelli destinati a formare i quadri dirigenti e quelli cui spetterà un futuro, forse incerto e precario ma, sicuramente, più da sudditi che da cittadini.

Prof. Galimberti, i docenti vogliono essere valutati, ma come artefici di democrazia e non come strumenti del Mercato.