Nella quotidiana storia di donne, uomini e figli, quindi di famiglie, che giungono ad azioni estreme in cui soccombe la parte più debole del nucleo, si ascoltano le dichiarazioni e le testimonianze più assurde e incredibili. Antonio Parisi racconta che ha ucciso la moglie Paolina perchè molto malata; Claudia uccisa dall'ex marito, Massimo di Giovanni, perché lui non accettava la fine della relazione; il piccolo Lorys è stato ucciso dalla mamma perché le creava difficoltà; Amelia è stata uccisa dal figlio Francesco Sgroi perché non gli dà soldi a sufficienza.

Gravi episodi subiti e tenuti nascosti per paura o per convenzioni sociali che non conosciamo testimoniano di persone che non si mettono in discussione, non dialogano di fronte all'esperienza dell'abbandono, della solitudine o del fallimento, né comprendono il significato della dignità umana.

Famiglia: ha un significato? Che senso ha, dunque, parlare di famiglia quando si ammazzano mogli e figli. La struttura sociale generale si interroga fino a fondo, o se il nuovo 'Sistema sociale' che si sta generando ha solo la volontà di metabolizzarli per superare l'odierna famiglia a favore di legami sempre più fragili e lontani? Ritengo, come ho altrove affermato, che sia il "suicidio programmato di una società alla quale stanno strappando tutti i valori di riferimento: la famiglia, l'onesto lavoro, la dignità umana; è un'eutanasia alla quale anche l'individuo, consapevolmente, dà il proprio consenso perché convinto che quei valori siano il retaggio di un mondo che, ormai, apparterrebbe al passato"

Strane psicologie e nuove ideologie - Sono tante le idee sbagliate facilmente espresse; gesti di violenza di cui intere generazioni si nutrono.

L'uomo che ammazza una donna, un figlio, o viceversa, non è un malato che si porta dietro problematiche sorte in età infantile; ma è il frutto di una ideologia avviata nel lungo termine da chi preconizza altre forme di legami sociali per cui la famiglia formata da un padre, una madre e da figli è solo una visione antica da superare

Una istituzione che si trasforma - La famiglia: donna e uomo che accolgono i figli; è questo il vero investimento di una società civile, dove si sconfigge l'individualismo esasperato.

Nella nuova società che avanza e che pone nuovi bisogni, possiamo individuare una forma di famiglia modernizzata, ma sempre come luogo dove l'individuo che cresce impara a riconoscere l'altro, impara che esiste 'l'Io' che si relaziona al 'noi'. Nella famiglia il soggetto si riconosce come singolo e, nella piena coscienza di ciò, fa esperienza dell'alterità, che sono i genitori, non come mere presenze numeriche (i famigerati genitori uno e due) ma come soggetti che generano altrettanti soggetti che si chiamano fratello e sorella; un "altro" che ha una carta d'identità chiamato DNA.

E' in tale realtà che il singolo arricchisce la propria soggettività con l'alterità sperimentando il sociale attraverso il gruppo parentale e il gruppo esterno. Il nuovo "Sistema" che si tende a creare vuole scardinare e ad interrompere tale processo, proprio della natura umana, lasciando che l'Io individuale rimanga privo di ogni riferimento esterno così che la egoistica singolarità è abilitata a soddisfare le proprie pulsioni che non rispettano per la vita altrui e non danno significato agli atti che compie nei confronti con gli altri.