In Italia sono due milioni le persone a rischio dipendenza dal gioco d’azzardo. Due milioni di uomini e donne che hanno messo a dura propria la propria famiglia, magari venduto la casa e perso il lavoro. Ma il settore del gioco d’azzardo ha messo gli occhi sui bambini: e molti genitori, troppo impegnati essi stessi davanti alle macchinette o troppo presi ad aggiornare il loro status su Facebook, non hanno la minima idea del pericolo che corrono i figli.
Si scrive ticket redemption e si legge futura dipendenza da gioco d’azzardo. Sono le macchine pensate per i più piccoli, che non premiamo in soldi (ma soldi bisogna spendere per giocare) e regalano invece dei ticket che permettono di riscattare piccoli premi. È un po’ come i punti del supermercato: la spesa per raggiungere il regalo è dieci, cento volte superiore al regalo stesso.
I bambini però non hanno un meccanismo di difesa in grado di fare capire loro quello sta succedendo. Non ce l’hanno perché viene permesso di giocare a 4, 5 anni: così che da adolescenti saranno dei veri e propri habituè di queste macchine.
Del resto l'Associazione Nazionale sezione apparecchi per le pubbliche attrazioni ricreative ha detto che è assurdo vietare queste macchine (come stanno invece facendo alcune Regioni lungimiranti) perché si tratta solo di intrattenimento, e non è gioco d'azzardo.
E invece queste macchine hanno gli stesso colori e gli stessi suoni di quelle che poi polverizzeranno le vite dei bambini una volta diventati adulti. Solo che si trovano invece che nascoste dietro il paravento di un bar, in bella vista al centro commerciale. E così le madre e i padri pensano che non c’è niente di male, mentre tra un acquisto e l’altro, fanno passare il tempo ai bambini davanti ad una macchina ticket redemption.
Come non c’è niente di male di male a permettere ai bambini di scaricare sui loro smartphone (e le parole bambino e smartphone non dovrebbero nemmeno sussistere nella stessa frase) le app di gioco d’azzardo: tanto sono gratis, mica si giocano soldi veri. Sì, ma solo per ora: e intanto si stanno giocando l’infanzia.