In questi giorni siamo tornati a parlare delle vaccinazioni a causa della recente ondata di casi di morbillo, dovuta ad una diminuzione della percentuale delle persone che si sono vaccinate. Il problema si pone poiché non tutte le vaccinazioni sono obbligatorie: in Italia infatti sono obbligatorie solo le vaccinazioni per poliomielite, difterite, tetano ed epatite. Le motivazioni che spesso le persone adducono per giustificare la pratica di non farsi vaccinare o non far vaccinare i figli consistono nel non voler stare al gioco delle multinazionali o delle grandi case farmaceutiche (entrambe viste un po’ come il demonio dei giorni nostri), senza tenere conto del fatto che le vaccinazioni funzionano e che le case farmaceutiche hanno tutto il diritto di vendere i vaccini.

Un’altra causa dell’abbandono della pratica della vaccinazione consiste nell’eventualità che i vaccini possano causare patologie estremamente gravi come l’autismo. Il problema è che nessuno studio scientifico ha mai dimostrato la correlazione tra le vaccinazioni e l'autismo.

Vaccini vittime del loro successo

Inoltre bisogna tener conto che i vaccini purtroppo sono vittime del loro stesso successo, infatti alcune patologie che erano se non debellate almeno contenute stavano sparendo (come il caso del morbillo o del vaiolo, ormai completamente debellato). Proprio a causa della mancanza di una vera e propria emergenza sanitaria le persone ritengono che vaccinarsi non sia più necessario, senza però pensare al fatto che è proprio grazie ai vaccini che queste patologie non mietono vittime come invece facevano un tempo.

Il morbillo è una patologia pericolosa che in 4 casi su 10 ha richiesto il ricovero ospedaliero dei pazienti.

Penso che i genitori in questi casi avrebbero preferito, a posteriori, aver vaccinato i propri figli. Comunque con questa pratica medica si pone un problema morale, oltre che sociale, medico e politico. Infatti la vaccinazione è una pratica medica, che prevede la somministrazione di un farmaco al fine di rendere resistenti i futuri pazienti a delle patologie comuni e pericolose. Però i farmaci hanno effetti collaterali che possono anche essere gravi, quindi la somministrazione obbligatoria può essere vista come lesiva dell’autonomia della persona che deve subire il trattamento medico.

Ma questa obbligatorietà è giustificata dalla protezione della salute della comunità (per la quale è necessario avere almeno un tasso di vaccinazione del 95% per poter godere della cosiddetta “immunità di gregge”), quindi nel caso della vaccinazione obbligatoria si decide di dare priorità alla comunità e non al singolo individuo. Inoltre si deve considerare il lato economico della vaccinazione: infatti per la Sanità pubblica è molto più economico vaccinare la popolazione, piuttosto che curarla per la patologia. Forse la politica dovrebbe intervenire per chiarire quale sia la posizione scientificamente più corretta e per garantire la salute pubblica, cercando di punire quei medici che non diffondono la medica come dovrebbero: allo stato dell’arte.