Roma, prime luci dell’alba di un giovedì di fine agosto. La polizia della capitale giunge in assetto antisommossa per sgomberare piazza dell'Indipendenza, occupata da qualche giorno dalla comunità di eritrei reduce dallo sgombero dell’immobile in Via Curtatone.
Alla vista degli agenti il clima si accende tra le fila della comunità tigrigna, e la risposta della polizia italiana non si fa attendere.
Il caos - gli eritrei - e l’ordine - la polizia italiana - si scontano in una mattina infrasettimanale nella capitale, rendendo labile il confine tra le due rappresentanze. Dalla parte della polizia vengono usati idranti e manganelli per disperdere la folla e per obbligare alla fuoriuscita dall’immobile. Oggetti di ogni tipo, invece, vengono lanciati contro la gendarmeria italiana; le azioni di quest’ultimi sono prive di ogni tipo di organizzazione, confusionarie, frutto del trambusto che si è venuto a creare. Tuttavia non passa inosservata la pericolosità di qualche gesto avventato compiuto dagli occupanti.
Nei video diffusi dalla polizia, infatti, si vede da un balcone volare una bombola del gas. Non ci è dato sapere se questa bombola fosse piena o vuota, o quale fosse l’intenzione di chi ha scaraventato tale oggetto. Si sa che tale evento ha permesso l’inasprirsi dei tafferugli, facendo sì che la polizia abbia potuto dare un ruolo ad idranti e manganelli. L’uso di queste due armi rappresenta la fine di qualsivoglia volontà di sedare il 'conflitto' con metodi civili.
Roma, le risposte della politica e della società civile
Gli scontri si sono spostati virtualmente ai dibattiti politici, si parte dalla sindaca Virginia Raggi che accusa la regione Lazio parlando di scarica barile, a Di Maio che elogia l’operato dei poliziotti, per finire alle frange di destra che plaudono a quanto compiuto dalla polizia a Roma.
All’altro capo vi è chi critica aspramente il come sia stata condotta l’azione, in primis la presidente Laura Boldrini, o chi ancora dall’accaduto ne ha evinto un’ennesima inefficienza dell’amministrazione capitolina – PD -. La platea dei commentatori, questa volta, si è arricchita, infatti hanno avuto da dire la loro anche: ONG ed organizzazioni per la promozione dei diritti Umani, condannando all’unanimità quanto accaduto a Roma giovedì.
Facciamo il punto: cosa si è sbagliato?
L’azione di Piazza dell’Indipendenza è stato un atto doveroso a seguito di un’occupazione di suolo pubblico. Il problema risiede non nell’intenzione – reimpostare l’ordine pubblico -, ma nel pre azione e nel come è stata, poi, messa in atto.
Uno stato come l’Italia che si definisce civile, accogliente e promotore dei diritti umani, non è stato capace di trovare una soluzione accettabile, o che meglio non fosse macchiata da qualche vizio, da proporre alla comunità eritrea. L'evento è dunque il definitivo naufragio delle politiche di integrazione capitolina. Poiché non si è stati capaci, come stato e come cittadini, di creare un luogo di integrazione che possa far coesistere diverse culture e soggettività differenti, neanche nella capitale. Non si è qui ad inneggiare al modello francese, belga o anglosassone, si conoscono i risvolti negativi di una finta inclusione fatta di banlieue e di quartieri ghetto, ma a sottolineare il fatto che l’Italia stia perdendo, per l’ennesima volta, l’opportunità di essere apripista in Europa; sperimentando , magari, un modello integrativo innovativo che possa essere frutto del nostro background e di politiche sociali, reali.
Invece, ci rintaniamo dietro un getto d’acqua, manganelli, scudi ed elmetti calcando nell’opinione pubblica e nei mass media – che trasmettono – quella differenza, che sembra insuperabile, tra noi e loro.
L’Italia il 24 agosto ha mostrato nuovamente il suo volto: quello di nazione che non impara dal passato, che non fa tesoro dei suoi errori. L’esperienza fa l’uomo saggio, cita un aforisma. Non per il 'bel paese', che è ripiombato al 2001 ai fatti di Genova e alla Diaz. Se poi aggiungiamo a questi fatti anche la deplorevole affermazione di un funzionario che incitava i suoi uomini a spaccare il braccio ai reazionari eritrei, ricadiamo nei fatti di cronaca più bui della nostra storia e delle istituzioni nazionali, dove un uomo con divisa scambia l’ordine con la violenza e il salvaguardare con il delirio di onnipotenza dettato da chissà quale mania di grandiosità.