È dal sud della regione storica del Kurdistan che arrivano le prime speranze di veder finalmente unito ed indipendente uno dei popoli più osteggiati dell’intero Medioriente. Nonostante la Corte Suprema irachena abbia posto il suo veto sospendendo la consultazione popolare per definirne la sua costituzionalità, il presidente della regione autonoma nel nord del paese, Massud Barzani, ha deciso di non arrendersi e di perseverare nell’intento del suo popolo, ovvero quello costituire uno stato curdo.

“Nessuna alternativa”

Sembra che il risultato dei negoziati andati avanti per mesi con il governo centrale di Baghdad abbia portato ad un nulla di fatto.

Ai microfoni il leader della regione autonoma ha dichiarato “nessuna alternativa è stata offerta al posto del referendum e a garanzia dell'indipendenza”. Una decisione quella della regione autonoma del nord iracheno fortemente osteggiata dal governo centrale, ma anche la comunità internazionale che scoraggia in tutti modi l’eventuale indipendenza del Kurdistan iracheno. Secondo il governo americano con l’indipendenza curda si andrebbe a rendere ancor più fragile l’area del vicino oriente, creando un effetto domino pericoloso. In Turchia in particolare si teme per la tenuta unitaria, già fragile, dello paese. Preoccupazioni sono state espresse anche dal governo iraniano che ospita all’interno dei suoi confini il 4% della popolazione mondiale curda.

Chi sono i curdi?

Si stima che i curdi sono circa 30 milioni disseminati principalmente in un’area che va dal sud della Turchia al centro-nord iracheno all’area orientale dell’Iran. Sono presenti in percentuali minori lungo i confini con i suddetti stati anche in Armenia e Siria, senza dimenticare le piccole isole curde in Afghanistan e Azerbaigian.

Ad oggi importanti comunità curde sono presenti anche in Europa soprattutto in Germania e nella penisola Scandinava.

I curdi vengono ricordati dai manuali di storia come una popolazione nomade che ha una propria lingua indo-europea con molti dialetti facilmente comprensibili tra loro, ma allo stesso tempo non esiste un elemento culturale o religioso che li accomuna.

La maggior parte dei curdi professa la confessione musulmana sunnita o sciita, ma altrettanti sono fedeli al cristianesimo oppure all’ebraismo o religioni dalle antiche origini come quella yazida.

Un territorio diviso da secoli

Dapprima terra spartita tra l’impero Ottomano e i territori dell’antica Persia, per poi essere teatro nel quale furono messi in atto gli accordi di Sykes-Picot, più precisamente tra Regno Unito e Francia nel 1916. E fu così che i curdi persero ogni speranza di vedersi riuniti in unico territorio. La maggior parte della loro zona di origine confluì nel neonato e ridimensionato stato turco e il restante tra il novello stato dell’iraq – creato ad hoc, un po’ come il Pakistan – dagli inglesi, l’Iran e le ultimi propaggini meridionali dell’URSS.

Il razzismo e le violenze verso la minoranza curda

I curdi risultano essere una delle minoranze più cospicue soprattutto in territorio turco e in quello iracheno. Una eterogeneità che non è stata mai digerita dai suddetti governi. In Iraq sono state perpetrate numerose “pulizie etniche” nel silenzio internazionale soprattutto nel periodo che va dagli anni ’60 e ’80 dello scorso secolo. Tragicamente celebre fu l’attacco del 1988, anno in cui in circa due giorni furono uccisi 5.000 curdi con l’uso dell’armi chimiche.

Particolarmente difficile è la situazione dei curdi in Turchia verso i quali sono praticate vari tipi di restrizioni nonché violenze generali. Particolarmente grave è la situazione con l’affermarsi del potere di Erdoğan.

Infatti i curdi si sono affermati come i principali oppositori dello stesso. Celebre è nel paese dalla mezza luna il partito curdo di stampo marxista-leninista PKK nato nel 1978.

Le situazioni critiche non si sono affermate soltanto nei due paesi sopracitati, ma anche in altre realtà nei quali sono oramai stanziate da tempo le minoranze curde. In Iran dove nel 1981 furono perpetrate numerose forme di violenze nei confronti della minoranza curda, quella più nota è sicuramente quella a discapito dei 18 operai nel villaggio Sarougliamish. Particolare è la situazione delle donne curde nel paese, infatti il numero maggiore di violenze nei confronti del popolo curdo lo si registra proprio tra le donne.

Non migliore è la situazione dei Curdi siriani dove le violenze si sono perpetrate per anni e con l’avvento dello Stato Islamico si sono inesorabilmente inasprite.

Particolare invece è stata la situazione dei curdi armeni, i quali furono riconosciuti e protetti durante il periodo, ma hanno visto scomparire ogni tipo di privilegio e protezione con l’avvento del governo armeno.

L’alba di un nuovo giorno

Il 25 settembre 2017 la popolazione curda dell’Iraq si recherà a votare, pur avendo contro di sé gli occhi del governo centrale e della comunità internazionale. Tuttavia Barzani, tranquillizza sia gli uni che gli altri affermando ai suoi sostenitori, durante una conferenza, di essere pronto a cominciare un dialogo serio, cordiale e sincero con Baghdad e la comunità internazionale dopo il referendum.