Occhiali tondi di Moschino, sigaretta stretta tra le labbra e pelliccia maculata. No, non stiamo offrendo l'identikit rinnovato della famosa 'signora della pelliccetta', quella che, dopo aver sbraitato in un negozio casertano, si divide, ormai, con fare da pop star, tra i locali da bene e le ospitate in Tv. E, no, questi tre particolari, così elencati, non ci rimandano neppure all'ultimo outfit di tendenza propostoci dalla Ferragni.
Più o meno una ventina di anni fa, infatti, molto prima dell'avvento delle news virali, di Instagram o delle fashion blogger che ci invitano ad indossare un'accozzaglia di vestiti improbabili, c'è stato chi, con un soprabito leopardato e un paio di occhialoni bianchi, è riuscito a lasciare un'immagine di sé iconica, chiara e senza precedenti.
E ci è riuscito (incredibile ma vero!) non per qualche stories sponsorizzata attraverso cui promuovere (controvoglia) l'ennesima tisana dimagrante regalata dalle aziende. No! Stiamo parlando di qualcuno che è passato alla storia, che ha fatto la storia e che (udite, udite!) ci è riuscito emergendo dal nulla, con la sola forza del proprio talento e del proprio, dolente ed eterno, estro musicale.
Sembra impossibile, eppure, è così: prima dell'appiattimento culturale in cui oggi viviamo, prima dell'era del già visto, del già sentito, ci sono state delle idee non direzionate, della bella musica, dell'arte innovata, una manciata di vite rovinate... e Kurt Cobain (che forse, ognuno di questi aspetti, riesce a racchiuderli tutti in un'unica figura).
Kurt Cobain, chi lo conosce davvero?
Cronicamente malinconico, pallido e tormentato: Kurt Cobain, il signor nessuno che ha commosso il mondo con la potenza della sua voce bucata, avrebbe compiuto, ieri, 51 anni. E a ridosso dell'anniversario del suo compleanno, ci chiediamo: in che modo è possibile ed è giusto ricordare, per noi che viviamo nell'era dell'informazione digitale, il padre indiscusso della musica grunge?
Probabilmente si potrebbero passare in rassegna gli eventi clou della sua lieve vita, sviscerando, perché no, gli altarini della relazione pericolosa che lo vide legato alla sua amata moglie courtney love. O ancora, si potrebbero condividere sui social, a mo' di fiume in piena, i video delle sue performance più famose, in modo che le parole amare dei suoi testi stonati possano raggiungere anche l'orecchio di chi Cobain lo conosce solo per il titolo dell'ultimo pezzo della Dark Polo Gang (sì, è triste, ma è così).
O, forse, più semplicemente, basterebbe scriverne e parlarne, magari spendendo, per una volta, una parola in più per chi è riuscito a lasciare una traccia indelebile della suo viaggio sulla Terra e una in meno per chi, invece, il nostro soggiorno terreno lo rende quotidianamente un inferno.
Insomma, basterebbe oggi, domani e non per forza solo in concomitanza con l'anniversario del suo compleanno, far circolare la notizia, semplice e chiara, che anche in questo mondo, oramai svuotato e fortemente inflazionato, è esistito un kurt cubain.
Diciamocelo chiaramente: sono tante le parole spendibili per un artista di questo calibro, eppure, forse, nessuna di queste risulta essere veramente indispensabile. Dopotutto, esistono alcune esistenze che diventano eterne, enormi, molto più grandi del personaggio stesso che le ha vissute, al punto, che si raccontano da sé. Basta solo saperle ascoltare.
Ed è questo il caso del frontman dei Nirvana, musicista suicida per avversione al genere umano che, prima di morire, si autodefinì "troppo sensibile" e che, per questo, preferì bruciare in fretta, piuttosto che lasciarsi morire, a piccole dosi, e quotidianamente.
Oggi, allora, noi di Blasting News scegliamo di trattare en passant di Kurt Cobain, scegliamo di ricordarlo, comunque, anche se intempestivamente, nel giorno che succede il suo compleanno, nel tentativo di incuriosire (magari!) qualcuno tra quelli che ne portano spesso a spasso il volto su una felpa alla moda, ma che, tuttavia, non conoscono ancora la storia di quell'artista distrattamente indossato, che si nasconde dietro la stampa sbiadita di una foto che lo ritrae in primo piano, col suo bel paio di occhialoni bianchi griffati.