Prima Renzi, poi la Boschi, si dichiarano personalmente favorevoli a unioni civili e stepchild adoption, ma annunciano che il partito lascerà ai propri senatori la facoltà di decidere secondo coscienza. Alfano alza i toni: assolutamente per il NO, anzi, carcere per utero in affitto. Nel giorno in cui la Lega annuncia che voterà NO senza nemmeno intervenire nella discussione, Forza Italia annuncia che lascerà ai propri libertà di votare in autonomia, come se un partito con una fortissima componente cattolica potesse permettersi di votare SI.
Fatti due conti?
Unioni civili e stepchild adoption: gli scenari
Scenario 1: Avendo di fronte l'arena del Senato valutiamo le posizioni degli attori: l'ala destra, comprendente l'Area popolare (NDC e UDC, 31 senatori); Alleanza Liberalpopolare e Conservatori Riformisti (27); Lega e Autonomie (12): Grandi autonomie e Libertà (15), che pur schierati a destra nell'emiciclo, comprendono i verdi. Diciamo che sono possibilmente 80 senatori per il NO. Forza Italia (41), che lascia libertà di scelta, verosimilmente sarà per il NO. Il Movimento 5 Stelle (36) per il SI a unioni civili e stepchild adption.
A sinistra, il Gruppo Misto (27), che essendo misto non è facilmente etichettabile; Per le Autononie (27), tendenzialmente per il SI. Rimane il dominatore incontrastato, il Pd, che forte di 112 senatori su 315 potrebbe, votando in massa, far pendere l'ago in favore dell'adozione del ddl Cirinnà sulle unioni civili.
Scenario 2: ci avventuriamo in uno scenario di fantapolitica, reale spauracchio, però, degli ambienti di sinistra, di fatto pochissimo rappresentati in Senato, e dei 5 Stelle. In fase di discussione del ddl sulle unioni civili, vengono apportate modifiche non accettabili dai 5 Stelle i quali votano NO. È già successo quando, svuotato il ddl Anticorruzione, il Movimento 5 Stelle non lo sostenne.
Il ddl Cirinnà non passa, la colpa è dei 5 Stelle: cattolici, popolari, leghisti e finti sinistri, tutti contenti e questi ultimi con la possibilità di scaricare la responsabilità su terzi: i 5 Stelle, appunto. Intanto le piazze si mobilitano: sono centinaia di migliaia i nostri concittadini che guardano, con occhi diversi, al 26 gennaio quando finalmente si discuterà un ddl sulle unioni civili.