Il candidato repubblicano Donald Trump e la candidata democratica Hillary Clinton appaiono sempre di più come favoriti per le prossime elezioni presidenziali che interesseranno a breve gli Stati Uniti d'America. Sui due candidati favoriti c'è da dire che l'opinione pubblica statunitense e mondiale conosce la loro precisa visione della politica interna, tramite i discorsi persuasivi della Clinton e le "boutade" di Trump. Invece, molto meno conosciuti sono i punti di vista e le opinioni che l'imprenditore miliardario e l'ex segretario di Stato hanno sulla politica estera e sul ruolo geopolitico e militare che gli States devono avere nel mondo.
La politica estera di Trump: tra non interventismo e forte lotta all'Isis
Recentemente Trump ha fatto sapere come la pensa sull'atteggiamento che gli USA dovrebbero avere nei confronti del resto del mondo. In particolare, ha contestato il luogo comune che vuole un'America come "poliziotto del mondo" e potenza super-imperialista, sempre pronta all'intervento militare - "umanitario" o meno - all'estero. Sulla problematica del terrorismo globale, Trump ha auspicato che contro l'Isis venga intrapresa una ferrea lotta, e circa i metodi anti-terroristici da utilizzare, ha sdoganato il controverso e screditato metodo del waterboarding, tecnica già utilizzata dalla CIA durante la presidenza Bush.
C'è da dire che l'eventuale utilizzo di tale tecnica sarebbe l'unica ripresa della "gestione Bush" da parte di Trump, il quale ha sostenuto che gli USA hanno bisogno di una politica estera "non interventista", distanziandosi nettamente dall'ala "neocon" del Partito Repubblicano. Quest'ultima, che ha avuto nel GOP una forte egemonia durante la presidenza Bush, non ha mai fatto mistero della sua propensione all'interventismo.
La politica estera della Clinton: consolidamento del ruolo degli USA e sostegno ad Israele
Diversamente da Trump, la Clinton sposa invece una politica estera più incentrata sull'interventismo e sul consolidamento del ruolo egemone degli USA nelle relazioni internazionali. Sotto questo aspetto, la candidata democratica sembra essere in "continuum" con le gestioni Bush/Obama, nonché del marito Bill, sotto cui venne dato avvio ai bombardamenti della NATO in Serbia nel 1999.
La Clinton ha sostenuto che gli States hanno bisogno di una "leadership forte" e che c'è bisogno di una politica estera che risulti meno accomodante nei confronti della Russia. Inoltre, la candidata del Partito Democratico ha sostenuto la necessità di nuove sanzioni verso l'Iran, così come la permanenza e il rafforzamento degli States all'interno della NATO, mentre Trump ne sostiene l'uscita. Un altro elemento importante della politica estera della Clinton è il suo sostegno ad Israele, tanto che l'ex segretario di Stato ha criticato le recenti politiche tendenzialmente filo-palestinesi dell'amministrazione Obama.