Fiumi di parole, non solo negli Stati Uniti, per la corsa verso la Casa Bianca. Dal punto di vista mediatico ha vinto Donald Trump che, per quanto improbabile che diventi il prossimo presidente americano, ha praticamente offuscato tutti sulle prime pagine. Così le primarie si sono trasformate in una sorta di sfida "pro" ed "anti-Trump", facendo passare in secondo piano la vera svolta epocale prospettata dai Democratici. Hillary Clinton, infatti, potrebbe essere la prima donna presidente della storia americana. Dal partito politico progressista, dopo la presidenza del primo afro-americano, ecco che viene proposto l'abbattimento di un'altra barriera.

Se venisse lanciato un "toto-presidente", siamo disposti a scommettere sull'ex first lady, per svariati motivi ma tutti, a nostro avviso, convincenti.

Voto ai detenuti: una spinta per il Partito Democratico?

Un'altra svolta epocale in questi giorni è arrivata dalla Virginia, dove il governatore democratico Terry McAuliffe ha fatto probabilmente un grosso favore a colui o colei che sarà il candidato presidente. Nonostante il parlamento statale a maggioranza repubblicana abbia posto il proprio veto, McAuliffe ha sfruttato i propri poteri esecutivi ammettendo al voto circa 200mila detenuti ed allineando la Virginia ai pochi Stati americani che già prevedono questa misura (soltanto due, il Vermont ed il Maine, ndr).

Inutile dire che 200mila votanti in più, apertamente osteggiati dal Grand Old Party, vanno a riempire ulteriormente ilserbatoio elettorale democratico e, oltrettutto, molti di questi cittadini sono afro-americani, etnia tradizionalmente favorevole alla corrente progressista. Storicamente la Virginia non è mai stata una roccaforte dell'uno o dell'altro partito ma è tra quegli Stati che fanno un pò da ago della bilancia.

Una bilancia che ora pende a favore di Hillary Clinton.

La nomination non è lontana

Soltanto un cataclisma politico potrebbe far perdere la corsa all'ex segretario di Stato. Hillary Clinton finora è stata la più votata dove era necessario, negli Stati che offrono un numero ingente di delegati. Illinois, Florida e New York sono state certamente le affermazioni più soddisfacenti per la Clinton che ora conta complessivi 1.948 delegati contro i 1.238 di Bernie Sanders.

Per ottenere la candidatura le mancano dunque 435 delegati ed il prossimo "Super Tuesday" in programma il 26 aprile (si vota in Connecticut, Delaware, Maryland, Pennsylvania e Rhode Island) ne mette in palio 462. In caso di vittoria Hillary Clinton sarebbe vicinissima alla meta che potrebbe essere ufficialmente celebrata in California il 7 giugno, dove ad attendere i due candidati c'è uno scrigno con 546 delegati.

Perchè Hillary sarebbe favorita alle presidenziali?

Diamo per scontato che Hillary Clinton ottenga la nomination al primo turno, cosa che invece ci sembra difficile sul versante Repubblicano per l'attuale battistrada, Donald Trump. L'incertezza che regna sul fronte politico avverso è la vera carta vincente per l'ex first lady.

Il Grand Old Party, che riteneva quella del miliardario newyorkese una "candidatura focloristica", ora non vuole correre il rischio di presentarsi con Trump alle presidenziali. I vertici repubblicani temono la disfatta ma anche, in caso di vittoria, tutte le difficoltà di una presidenza ingestibile. Sulla convention di luglio aleggia l'ombra di Paul Ryan anche se, recentemente, ha detto "no, grazie" relativamente ad una sua candidatura. L'alternativa a portata di mano è sempre Ted Cruz, il famoso "perdente annunciato" in uno scontro con la Clinton. Tutti questi dubbi non giovano all'elettorato repubblicano e non giovano soprattutto sugli elettori "indecisi", da sempre decisivi in tutte le competizioni politiche del mondo, Stati Uniti compresi. Hillary Clinton ha già vinto? Teoricamente no ma resta la grande favorita.