Matteo Renzi non ha preso bene la sconfitta subita alle elezioni amministrative, e il primo provvedimento sarà quello di anticipare al 24 giugno la riunione del Partito Democratico prevista inizialmente per il 27. Per la prima volta da quando siede a Palazzo Chigi, non ha sminuito l'insuccesso ma lo ha parzialmente ammesso, dichiarando che "le sconfitte a Roma e Torino sono state molto pesanti", aggiungendo un'analisi abbastanza realistica e non da "superuomo": "abbiamo perso perché il Movimento 5 Stelle ha presentato candidature innovative".
Dopo aver analizzato il problema, il Premier torna esuberante e si lascia andare ad un monito che riguarda tutto il Partito Democratico: "serve ora un reset; azzerare e ripartire". Si sa però che Renzi non mostra mai un carattere arrendevole, se non per più di un minuto, o almeno non può permetterselo, e lancia una sorta di avvertimento agli avversari politici, in particolare ai Pentastellati: "Ora bisognerà vincere a tutti i costi il referendum costituzionale; siamo condannati a vincerlo".
Dopo la sconfitta, Renzi rilancia la sfida
Da queste parole traspare l'ansia e la paura di un nuovo passo falso, ma anche la voglia di sfidare nuovamente quelli che, in cuor suo, spera siano solamente i temporanei vincitori di una battaglia, ma non di una guerra.
La sensazione è che il "grande Matteo" ora abbia perduto parte della propria sicurezza, poiché stavolta il bombardamento mediatico a cui ha sottoposto il Paese, esponendosi in prima persona sull'importanza del "Sì" al prossimo referendum costituzionale, potrebbe provocare la sua caduta.
Fingendo di non dare importanza ai risultati delle amministrative e focalizzando l'attenzione sul voto popolare d'autunno, ha creato una sorta di sfida a chi è più forte, fomentando la coalizione di tutte le forze politiche avversarie contro di lui che, ad ottobre, avranno un unico obiettivo, al di là delle differenze di partito: mandare a casa il Presidente del Consiglio. Sarebbe un autogol clamoroso per chi fino a ieri si è fatto beffe degli avversari, e i recenti sondaggi testimoniano una prevalenza dell'anti-renziano "No" sul presidenziale "Sì". Lo scontro continua.