I sondaggi che hanno preceduto il voto di domenica avevano fatto drizzare i capelli alla coalizione rosso-nera di governo e la realtà emersa dalle urne ha rivelato, in effetti, uno scenario infausto per i partiti di governo ed in particolar modo per la Cdu. Le proporzioni della sconfitta sono andate oltre le previsioni. Un’ennesima pesante disfatta per i partiti tradizionali che apre nuovi scenari locali e nazionali.

Cos’è successo a Berlino?

Per cercare di fare il punto non si può che cominciare dal vincitore più eclatante (ma di certo non l’unico e vedremo il perchè) di queste elezioni: il partito euroscettico e xenofobo Alternative für Deutschland (Afd). Il partito di Frauke Petry, leader dell’Afd, ha imposto la sua ingombrante presenza anche nel land berlinese, dopo l’ultima affermazione ottenuta più a nord due settimane fa, quando si è imposta come seconda forza ai danni della Cdu. Com’era previsto alla vigilia il partito ha ottenuto un largo consenso, di poco superiore al 14%.

Berlino certamente non è il Meclemburgo-Pomerania.

Nella capitale il partito della cancelliera si è infatti confermato come seconda forza ma l’impennata dell’Afd ha messo comunque in luce i limiti della Cdu, che ha visto crollare drasticamente il suo consenso di quasi 6 punti percentuali e che si è ritrovato con il fiato dei Linke e Verdi sul collo, a due soli punti di distanza. La Spd, dal canto suo, non può certo ritenersi soddisfatta; è infatti il partito che, in termini di voti, ha perso più di tutti, arrestandosi alla soglia del 21,6%. Quasi 7 pesantissimi punti rispetto alle elezioni del 2011. Ciò nonostante i socialdemocratici conservano il primato nel land, cosa che permetterà loro di governare ancora.

Eppure il partito xenofobo non è il solo a potersi ritenere soddisfatto del risultato, seppure sia l’unico a poterlo fare in maniera così eclatante.

Sul carro dei vincitori sale anche Die Linke. Il partito di sinistra è riuscito a incrementare il suo consenso salendo dall’11,7% del 2011 ad un ottimo 15,6%, guadagnando quindi 3,9 punti percentuali ed attestandosi come terza forza nel land. A guardare la dislocazione distrettuale del voto, i rossi della Linke hanno confermato la loro presenza nel quartiere di Friedrichshain ed esteso i loro consensi, con punte anche molto alte, in alcune zone di Mitte e Neukölln. Ad est, l’area a loro storicamente più congeniale, hanno dovuto fare i conti con i numerosi consensi ottenuti dalla destra xenofoba, che hanno toccato vette superiori al 30% in zone come Pankow o Hellersdorf. 

Chi non può ritenersi pienamente soddisfatto dai risultati ottenuti in questo Land è il partito dei Verdi.

I Grünen hanno perso quasi 2 punti e mezzo percentuali, scendendo dal 17,6% del 2011 al 15,2%. Quel che è certo è che Berlino non è mai stata così divisa tra forze vicine all’equivalersi. Uno dei dati sicuramente più sorprendenti di queste elezioni è che nell’arco di poco più di 7 punti percentuali vi siano cinque partiti. Uno scenario mai verificatosi in Germania che fotografa un mutamento nel sistema politico - momentaneo o permanente? - di cui è impossibile non tenere conto.

Cosa succederà adesso? Il nuovo governo avrà bisogno di una maggioranza più larga, e forse diversa. L’ipotesi delle prime ore è quella di una coalizione rosso-verde-rossa, Spd-Verdi-Linke, ma pur essendo la più probabile non è detto che alla fine si realizzi.

Altri scenari, come l’ingresso dei liberali nel governo o un programma che contempli la partecipazione della Cdu non sono da escludere. Il partito della cancelliera, infatti, ha riconosciuto la recente menomazione elettorale e si è mostrata disposta a scendere a compromessi per trovare un’intesa di governo.

Berlino sta scoprendo nuovi muri con cui fare i conti, al di là dei quali si trova un elettorato di cui i partiti tradizionali non hanno compreso le esigenze e le evoluzioni, ma anche inedite prospettive di governo per la città e, chissà, magari anche per la Germania.