La politica estera americana affronterà un totale cambio di rotta, almeno sulla questione siriana. Donald Trump lo ha confermato in una delle prime interviste sull'argomento, parlandone per la prima volta nel suo nuovo ruolo di presidente degli Stati Uniti. Non ha spostato di un millimetro le sue precedenti dichiarazioni in merito. "Combattere l'Isis e cacciarlo dalla Siria è la mia priorità e non è quella di cacciare Bashar al-Assad dal potere - ha detto 'The Donald' - perché se la Siria combatte contro l'Isis io devo sbarazzarmi dell'Isis e non combattere Assad. In questo modo si finirebbe col combattere contro la Russia".

Il leader della Casa Bianca ha poi suggerito un'ulteriore sterzata rispetto all'amministrazione Obama, relativa ai gruppi ribelli anti-Assad. "Ho sempre avuto un parere opposto sulla Siria rispetto a quello di molte persone - ha sottolineato - perchè la Russia è sempre stata allineata sulla questione ed ora c'è anche l'Iran che è diventato potente a causa nostra. Noi abbiamo appoggiato i ribelli contro la Siria senza avere la minima idea di chi sia questa gente".

Il Pentagono è di parere opposto al presidente

In questa sua scelta politica, Donald Trump rischierebbe però di non avere il sostegno del Pentagono, almeno formalmente, anche se poi di fatto il comando militare statunitense deve attenersi a ciò che decide l'amministrazione della Casa Bianca.

Ad ogni modo, il segretario della Difesa, Ahston Carter, ha dichiarato, in un'intervista rilasciata alla CBS, che il presidente degli Stati Uniti non dovrebbe coordinare le azioni con la Russia almeno fino a quando Mosca non inizi a fare "le cose giuste". Secondo Carter infatti, il sostegno aperto della Russia ad Assad ha "aumentato la violenza in Siria". L'esponente del Pentagono ha inoltre sottolineato "il comportamento aggressivo di Mosca in Europa, dimostrato in Ucraina e Georgia" evidenziando che "il nostro dovere è quello di opporci alla probabile aggressione russa in Europa". Intanto la portaerei russa "Kuznetsov" ha raggiunto le coste siriane, avviando le prime operazioni militari con voli verso gli aeroporti del Paese.