Vladimir Putin sorride e ne ha tutti i motivi. Si dice che la sua vittoria più importante l'abbia ottenuta alla Casa Bianca con l'elezione di Donald Trump che, oltre ad un'intesa relativa al Medio Oriente, potrebbe portare ad un indebolimento della NATO. Questo, ovviamente, è ancora da dimostrare ma è abbastanza per alimentare i timori degli altri partner dell'Alleanza Atlantica che, notoriamente, ha in Washington la sua spina dorsale.
Ben altre spine, inoltre, arrivano da due Paesi dell'Europa dell'est che recentissimamente hanno eletto i propri presidenti.
I nuovi presidenti in Bulgaria e Moldavia
In Bulgaria, partner NATO, il nuovo capo dello Stato è Rumen Radev. Si era candidato alle elezioni presidenziali con il BSP (il Partito Socialista Bulgaro) ed è uscito nettamente vincitore al ballottaggio con il 59,4 per cento delle preferenze nei confronti della candidata del partito di centrodestra Gerb, Tsetska Tsacheva. Le idee politiche di Radev sono sempre state molto vicine a Mosca ed ora, tra le sue prime dichiarazioni da presidente, c'è la promessa di impegnarsi nelle sedi competenti per "alleggerire le attuali sanzioni UE nei confronti della Russia".
Igor Dodon è invece il nuovo presidente della Moldavia, nazione geograficamente, politicamente ed economicamente vicina alla Romania. L'esponente socialista ha ottenuto quasi il 53 per cento delle preferenze ed ha battuto Maia Sandu, europeista e filorumena. Il neoeletto capo dello Stato è rappresentante della minoranza moldava di etnia russa, ad oggi difesa da un contingente delle forze armate di Mosca. In entrambi i casi, il commento del Cremlino è stato positivo. "Rispettiamo le scelte dei popoli bulgaro e moldavo - ha detto il portavoce di Putin, Dmtry Peskov - e ci congratuliamo con i candidati che hanno vinto. Ci hanno colpito alcune dichiarazione che mostrano la volontà di normalizzare le relazioni con altri Paesi, tra cui il nostro".
Il primo colloquio con Donald Trump
Intanto, Vladimir Putin ha avuto il primo colloquio telefonico con il nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Una cordiale conversazione, riportata dall'agenzia di stampa Tass, nel corso della quale i leader del Cremlino e della Casa Bianca hanno espresso disponibilità a costruire una relazione stabile tra i rispettivi Paesi, basata sul "rispetto reciproco e di non interferenza sulla politica interna, nell'uno e nell'altro caso". Tra i punti in discussione anche la possibilità di trovare un accordo sulla questione siriana. Trump, relativamente alla solida alleanza tra Putin ed il presidente siriano Bashar al-Assad, ha ribadito che "la priorità degli Stati Uniti è quella di sconfiggere l'Isis e non di cacciare Assad dal governo".
Trump e Putin hanno inoltre programmato un incontro, a data da destinarsi. Sicuramente dopo il 20 gennaio 2017 quando il nuovo presidente si insedierà ufficialmente alla Casa Bianca.
I timori della NATO
Nell'ultima dichiarazione pubblica, il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha espresso la sua proeccupazione, lanciando nel contempo un appello a Donald Trump affinché "rafforzi e non separi ciò che unisce l'Alleanza Atlantica". La preoccupazione sul fronte europeo è altissima, il rischio che viene prospettato è legato all'inesperienza del nuovo presidente americano in politica estera che, unita a questo riavvicinamento a Mosca che viene giudicato "frettoloso", potrebbe rafforzare la politica espansionistica russa in zone nevralgiche come l'ex blocco comunista ed il Medio Oriente.
Nel primo caso ci sono anche i segnali di un crescente consenso popolare verso Mosca in alcune nazioni come le citate Bulgaria e Moldavia; nel secondo c'è il formale impegno di Trump indirizzato alla ricerca del dialogo. L'impressione è che Mosca abbia messo il suo orologio indietro di quasi trent'anni, quando l'URSS condivideva con gli Stati Uniti il primato di superpotenza globale: ciò che meno di un anno fa sembrava pura utopia, oggi ha tutte le basi per diventare realtà.