Giorni di caos fra aeroporti, piazze ed adesso anche alla Casa Bianca. Dal precedente Governo l'unica sopravvissuta fino a poche ore fa era stata Sally Yates, il Ministro della Giustizia. Quest'ultima però pare non aver gradito il decreto sull'immigrazione proposto da Trump ed ha manifestato la propria contrarietà ordinando al proprio dipartimento di non appoggiarlo in tribunale.
Tale comportamento ha provocato la reazione di Trump che ha subito chiesto il licenziamento della Yates per 'tradimento'. In sua sostituzione nomina Dana Boente, attuale procuratore della Virginia. La Yates ha evidenziato una serie di dubbi sull'effettiva legalità del decreto ed in un'uscita pubblica ribadisce: "Fino a che sarò alla guida di questo dipartimento il decreto non sarà difeso".
Ecco il disaccordo del Ministro Sally Yates ed il suo licenziamento
"In gioco ci sono i nostri valori" ha ribadito spesso la Yates, ferma nella sua opinione mirata a garantire la giustizia all'interno del Paese.
I dubbi sulla legalità e utilità del decreto convincono Yates a prendere una posizione in opposizione a ciò che era nelle volontà del Presidente. Inizialmente Donald Trump pare non accusare particolari contrarietà e si limita nella pubblicazione di un post su Twitter con il quale attacca i democratici. Pochi minuti dopo però arriva l'accusa di "tradimento al dipartimento di giustizia per rifiuto nell'attuare un decreto ideato per la difesa dei cittadini" e da lì la decisione del licenziamento.
Ecco le conseguenze del decreto voluto da Donald Trump
La stessa Casa Bianca continua quindi a difendere il decreto che andrebbe a tutelare la popolazione americana. Nel frattempo i rifugiati dei paesi non nella lista dei sette messi al bando potranno entrare negli Stati Uniti (non oltre il 2 febbraio), visto che il decreto è stato confermato dopo l'approvazione del transito dei soggetti bloccati all'ingresso degli USA.
Caos ovunque, compresi gli aeroporti che hanno visto le proteste vibranti di chi era pronto per salpare negli Stati Uniti. Donald Trump venerdì ha bloccato per quattro mesi il programma per l'ingresso di rifugiati e vietato l'ingresso a chi proviene da Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen. Dimezzato anche il numero di rifugiati per il 2017.