La Corea del Nord continua ad accrescere le sue ambizioni nucleari, e questa sta diventando una vera e propria spina nel fianco per il Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald J. Trump. In realtà, il tycoon fu avvertito fin da subito delle problematiche che lo Stato asiatico avrebbe potuto creare non solo agli USA, ma anche ai Paesi confinanti con la Repubblica Popolare Democratica di Corea, con cui i rapporti non sono di certo pacifici: ci riferiamo naturalmente alla Corea del Sud e al Giappone.

A mettere in guardia l’attuale presidente fu il suo predecessore, il democratico Barack Obama.

Test e proclami

Kim Jong-Un, giovane e ormai famoso dittatore nordcoreano non perde tempo, e segue da vicino lo sviluppo dell’arsenale nucleare e dei test ad esso collegati nei pressi della capitale Pyongyang. Ma non solo. Il leader supremo, quasi approfittando della visita istituzionale in Cina del Segretario di Stato statunitense, ha affermato con fierezza che i test per i motori dei missili a lunga gittata hanno avuto successo.

Secondo gli americani, l’arsenale dello stato asiatico oscillerebbe tra le 20 e 30 bombe atomiche, con una potenza doppia rispetto a quella che venne sganciata su Hiroshima al termine della Seconda Guerra Mondiale.

Al momento, per i nordcoreani, il problema è quello di rendere i propri ordigni della misura giusta per agganciarli agli aerei. Questa situazione di pericolo e di tensione avvicina sempre di più lo spettro di un eventuale intervento statunitense contro Pyongyang e, di conseguenza, il pericolo di un nuovo conflitto.

Vent'anni di minacce

Sono circa 20 anni - ben prima dell’ avvento di Kim Jong-Un - che la Corea del Nord continua, indisturbata, a dotarsi di armi nucleari, con forte preoccupazione specialmente delle isole giapponesi. Non sono serviti a nulla i tavoli con Corea del Sud, Russia, Cina e Giappone, e nemmeno le sanzioni dell'ONU, aggirate con la complicità dell’ amica Cina.

Proprio il rapporto con i cinesi potrebbe risultare determinante.

L’interruzione di scambi tra i due Paesi e l’applicazione delle sanzioni potrebbero minare le certezze della Corea nordista a cui, in realtà, poco gioverebbe una guerra nucleare. Tuttavia si teme molto l'imprevedibilità del dittatore Kim Jong-Un.

La reazione di Trump

Il presidente americano naturalmente non si mostra spaventato dai proclami coreani. Dapprima ha tranquillizzato tutti gli statunitensi con un tweet in cui ha affermato che non scoppierà alcuna guerra nucleare, e successivamente, in un incontro con i giornalisti tenutosi al termine del suo weekend in Florida, ha dichiarato che il leader nordcoreano "si sta comportando molto molto male".