Il leader nordcoreano Kim Jong-un, 36 anni, potrebbe essere clinicamente morto. A rilanciare la notizia è Adnkronos riportando le parole di un intervista al sinologo Francesco Sisci, professore di relazioni internazionali all'Università di Pechino.

Successione: possibile lotta tra la sorella e lo zio di Kim

Secondo Sisci (che ammette comunque di non avere alcuna prova o fonte ufficiale delle sue affermazioni) il successore del 'presidente eterno' Kim Il-sung (nonno di Kim Jong-un e fondatore del regime) sarebbe 'in stato vegetativo e clinicamente morto'.

La notizia non sarebbe ancora trapelata a causa della lotta per la successione alla guida del Paese. Da una parte infatti ci sarebbe la sorella trentenne dell’attuale leader, Kim Yo-jong, fidata consigliera del dittatore, considerata la seconda personalità più potente della Corea del Nord e facente parte del Politburo del Partito dei Lavoratori nordcoreano, mentre dall’altra si colloca lo zio Kim Pyong-il, fratellastro del padre del leader, Kim Jong-il, ma da quasi mezzo secolo fuori dal Paese e dalla sua Politica.

I 50 medici cinesi

Il sinologo ha inoltre voluto porre l’accento sui 'famosi' 50 medici cinesi che si sarebbero recati in Corea del Nord, secondo alcuni al capezzale del leader per verificare il suo stato di salute.

L’accademico asserisce di aver appreso la notizia da 'un giornale giapponese affidabile' e che, dalle notizie in suo possesso, i medici cinesi si sarebbero ritirati una volta constatata l'impotenza nei confronti della situazione clinica di Kim Jong-un. Ancora una volta, tuttavia, Sisci ha messo le mani avanti affermando di non aver sicurezze in merito a queste notizie, definendole tuttavia 'possibili e anche probabili'.

L'atteggiamento di Stati Uniti e Corea del Sud

Al netto di smentite, fake news, foto ritoccate o meno, il mistero sulle condizioni del leader nordcoreano sembra alimentato anche dall'atteggiamento di due Paesi come Stati Uniti e Corea del Sud, storicamente acerrimi nemici del regime di Pyongyang, ma con cui Kim Jong-un ha avviato un dialogo, dopo tanti anni di gelo, nel 2018.

Donald Trump è stato il primo ad affermare di essere a conoscenza delle reali condizioni di salute e di sapere anche dove si trovi il dittatore della Corea del Nord. Al presidente statunitense ha fatto eco il governo sudcoreano con il ministro dell'Unificazione, Kim Yeon-chul che avrebbe nicchiato anche sulle domande dei parlamentari sudcoreani, affermando che il governo è a conoscenza del luogo dove si trova Kim, ma di non poterlo comunicare per questioni di intelligence. Tra le tesi in merito all'assenza del leader dalla scena politica nordcoreana ormai da oltre due settimane, c'è anche quello che possa essersi messo in quarantena per la paura di contrarre il coronavirus. Non si hanno notizie di sue apparizioni in pubblico ormai dal 12 aprile.