Il contenuto dello scottante documento lo anticipa questa mattina, domenica 7 maggio, il quotidiano Repubblica. Con una circolare ministeriale di 17 righe (datata 28 aprile e firmata dal segretario generale di Palazzo Chigi Paolo Aquilanti) viene imposto a tutti i ministeri di far sottoporre ad un controllo preventivo del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, ogni atto, nomina o documento da loro prodotto.
L’imposizione venuta dall’alto, che sa tanto di commissariamento del governo Gentiloni da parte dei renziani (soprattutto dopo i casi Anac di Cantone, legittima difesa e telemarketing), scatena un putiferio di reazioni negative da parte di ministri e funzionari dei dicasteri. Lei prova a smontare le polemiche parlando di “classico caso di fake news”, perché la circolare rappresenta solo un invito a “rispettare le regole che già esistono” e non si tratta quindi di “commissariamento”. Ma vediamo il contenuto della circolare boschiana e le risposte dei ministri.
Il contenuto della circolare Boschi
La missiva, indirizzata ecumenicamente a “tutti i Dipartimenti, Uffici e Strutture”, utilizza toni che il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari definisce “diretti e perentori”. Nell’incipit viene richiamata l’attenzione di tutti i soggetti interessati sulla “necessità di far pervenire in preventiva visione” al sottosegretario Boschi qualsiasi tipo di provvedimento “destinato ad essere adottato in forma di Dpcm o Dp”. Ma non solo i decreti, la scure censoria di Maria Elena dovrebbe abbattersi anche su “schemi di atti amministrativi” e “documenti, di qualsiasi natura, da sottoporre alla deliberazione o all'esame del Consiglio dei ministri”. In pratica, il controllo preventivo della ‘Madonna di Laterina’ dovrà avvenire prima che qualsiasi atto ministeriale venga “trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni, alla Conferenza unificata, alle Commissioni parlamentari, al Consiglio di Stato, alla Ragioneria Generale”, oppure a qualsiasi altro ufficio del quale sia “prevista la consultazione”.
Le reazioni dei ministri
Un diktat che ha scatenato immediate reazioni infuocate. “Io non me ne sono accorto” di essere stato commissariato, ha detto ironicamente il ministro della Giustizia Andrea Orlando giungendo all’Assemblea Pd di Roma che ha incoronato nuovamente Matteo Renzi segretario del partito. Sempre Repubblica, invece, riporta di reazioni rabbiose di non meglio identificati altri ministri, che avrebbero contattato infuriati il premier Paolo Gentiloni. Anche Gianni Cuperlo, altro avversario interno di Renzi tra i Dem, usa l’arma dell’ironia per commentare la vicenda facendo il verso al renziano ‘Enrico stai sereno’: “Vorrà dire che il governo starà più sereno”.