Tutta la Lombardia è tappezzata di manifesti sul referendum del 22 ottobre: le scritte compaiono su treni, autobus, metro, ai lati delle ferrovie, in centro città, dappertutto insomma. Il referendum, voluto dal Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, ha fatto discutere per gli elevati costi di realizzazione e ha unito e diviso diverse fazioni politiche. C’è chi si astiene tra le file del PD, chi si schiera a favore e chi è contrario; le ragioni sono molteplici, ma facciamo un passo indietro.

Cosa prevede il quesito e di conseguenza la vittoria del Sì?

Non si tratta di 'secessione' né di 'indipendenza', quindi nulla a che fare con la richiesta di indipendenza avanzata dalla Catalogna nei giorni scorsi. Il quesito chiede, in poche parole, se i cittadini lombardi vogliono che la Regione Lombardia richieda allo Stato maggiori forme di autonomia (Statuto Speciale). In caso di vittoria del Sì, quindi, non cambierà nulla, verrà solo richiesto al Parlamento di votare su questo tema e solo in caso di approvazione di Camera e Senato la Regione Lombardia diventerebbe una Regione a Statuto Speciale (con tutte le particolarità del caso).

Che cos’é una regione a Statuto Speciale?

Una regione italiana a Statuto Speciale gode di particolari forme di autonomia, oltre all'autonomia legislativa, ha diritto a particolari agevolazioni fiscali. Infatti può trattenere la maggior parte delle imposte, un ottimo metodo per mantenere la ricchezza all'interno della regione, così facendo molte imposte non verrebbero ‘disperse’ nelle casse dello Stato ma rimarrebbero in quelle regionali. Un argomento che fa gola a Maroni poiché solo la Regione Lombardia produce circa il 20% del PIL nazionale. Oltre alle ragioni fiscali, il Presidente lombardo, fa leva sulle norme in tema di sicurezza e accoglienza, sulle quali vorrebbe mettere le mani.

Come si voterà?

Per la prima volta in Italia il voto sarà elettronico e potranno accedere alle urne tutti i cittadini residenti in Lombardia, iscritti nelle liste elettorali. Anziché votare con la classica scheda elettorale, per l’occasione sono stati acquistati dei tablet, per un costo di 24 milioni di euro (dopo il referendum i dispositivi verranno dati in dotazione alle scuole). I seggi rimarranno aperti dalle 7 alle 23 di domenica 22 ottobre, in ogni cabina ci sarà la cosiddetta 'voting machine' (tablet) e si potranno scegliere tre opzioni: Sì, No o Scheda Bianca. Tra le novità, oltre al voto elettronico, ci sarà la possibilità di cambiare il voto in caso di errore e non sarà necessario avere la tessera elettorale.

Sì, No e astenuti

Tra i promotori del quesito c'è ovviamente il centro destra, Lega Nord spalleggiata da Forza Italia, ad eccezione di Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, che non è d'accordo con l'autonomia lombarda. Anche il Movimento 5 Stelle si è dichiarato favorevole. Il centro sinistra invece si divide tra favorevoli, contrari e astenuti.

Critiche e costi

Sono state molte le critiche al referendum, principalmente per gli enormi costi che ha comportato. Il totale della spesa per device e promozione è stata di 48 milioni di euro. Inoltre, si pensa che la scelta presa da Maroni sia stata più politica che democratica, proprio perché ci si avvicina alle elezioni politiche. Il referendum viene considerato da molti inutile, in quanto non è necessario alla richiesta di maggiore autonomia, ma nell'eventualità che vinca il sì, potrebbe solo esserci una maggiore forza contrattuale.