Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ci tiene a precisare che il suo paese è pronto ad un eventuale conflitto bellico con la Corea del Nord. In realtà erano in pochi a pensare il contrario e quest'affermazione rischia seriamente di essere una grande ovvietà. Gli Stati Uniti hanno più uomini, macchine e mezzi finanziari come è già risaputo.

La vera questione

Ma forse la vera questione è se il mondo sia effettivamente pronto per uno scontro tra due nazioni dotate di armamenti nucleari capaci di coinvolgere nei propri giochi di potere altri Stati dotati, a loro volta, di ordigni con un potere offensivo che l'equilibrio sempre più fragile del nostro pianeta potrebbe non tollerare.

E rischia di essere questa la reazione a catena che spazzerà via la vita, forse non solo quella umana, dalla superficie terrestre. Il problema è che proprio la vita ha impiegato miliardi di anni per evolversi, ma servono pochi secondi e pochissime parole da parte di un capo di Stato per rischiare di farla scomparire.

Intanto le tensioni aumentano e l'ex numero uno dell'intelligence americana, James Clapper, si dichiara preoccupato per il possibile scoppio di un guerra mondiale in parte a causa delle repliche a Pyongyang del presidente Donald Trump. Purtroppo non è un leader che va molto per il sottile e il suo mandato coincide proprio con quello che è forse il momento della storia non solo americana, ma anche mondiale, nel quale il ricorso alla diplomazia è più importante che mai.

Preoccupazioni dall'Estremo Oriente

D'altronde la Cia, recentemente intervenuta sulla questione nord coreana, ha affermato che a breve questo paese dell'estremo oriente avrà il potenziale offensivo necessario per colpire il cuore degli Stati Uniti con un missile balistico armato di testata nucleare. Purtroppo i missili balistici non sono giocattoli e allo stesso modo le persone non sono pedine e l'oceano Pacifico non è una gigantesca scacchiera sulla quale muovere dei modellini. E se gli Stati Uniti sono pronti a difendersi e reagire i suoi cittadini potrebbero non essere pronti a contare le vittime e a vedere le proprie vite rovinate dalla sciagura della guerra, quando dalle parole si passerà inevitabilmente ai fatti e la risposta forte di un presidente a problemi troppo articolati potrebbe comportare la fine di molti. Nella speranza che ciò non accada è imperativo investire sulla pace e non su di un futuro instabile.