Le zanzare sono gli animali che hanno mietuto più vittime nella storia dell'umanità e per questo non può che destare scalpore la notizia di una nuova arma da impiegare contro la loro rapida e incontenibile proliferazione. Uno studio recente condotto in nel Burkina Faso dai ricercatori dell'Università del Maryland e dell'istituto di ricerca IRRS ha portato ad una grande scoperta. Metarhizium pinghaense è un fungo che se geneticamente mutato si rivela capace di uccidere fino al 99% delle zanzare portatrici della malaria. Lo scopo sarebbe proprio quello di debellare una delle patologia infettive più dannose per l'uomo.

Da migliaia di anni infatti, la malaria è entrata a pieno titolo nell'elenco dei più terribili morbi del nostro passato, ma ancora oggi costituisce un problema, specie nelle aree più povere del terzo mondo dove molte persone non hanno sempre accesso a cure mediche.

Una speranza e una responsabilità

Dai test eseguiti in un villaggio africano del Burkina Faso si è scoperto che le zanzare anofele muoiono entro quarantacinque giorni se entrano in contatto con questo fungo. Il Metarhizium pinghaense infatti, opportunamente modificato sul piano genetico può aiutare la scienza a combattere la malaria che ogni anno uccide un numero esorbitante di persone, all'incirca quattrocentomila. Sebbene quella di un nuovo alleato contro un grave nemico dell'umanità possa sembrare una notizia innegabilmente positiva, le problematiche comportate da scoperte come questa sono molteplici.

L'uomo in effetti acquisisce una conoscenza sempre più profonda della natura e dei mezzi tecnologici e biochimici atti a modificarla. Questo fatto rappresenta anch'esso un serio rischio per l'equilibrio di tutti gli ecosistemi del mondo e dunque anche per l'uomo. Quello di cui tratta questo articolo non è infatti il primo studio che ha lo scopo principale di eliminare un alto numero di esponenti di una specie nociva per l'uomo.

Ricerche di questo tipo potrebbero rappresentare un vantaggio per l'uomo permettendo agli scienziati di aiutare il lavoro di molti contadini per contrastare la riproduzione dei parassiti che aggrediscono ortaggi e altri vegetali commestibili anche per diminuire il numero di predatori trapiantati e pericolosi per l'Ambiente circostante.

Ciò nonostante è importante ricordare che la facoltà di condurre all'estinzione un'intera specie solleva questioni etiche e relative alla tutela di una natura fragile e non avvezza ai ritmi rapidi dell'attività antropica e dello sviluppo scientifico. Sarà dunque responsabilità degli studiosi e della gente stabilire anche per mezzo del buon senso quali siano e debbano essere i limiti della scienza.