Accanto alle elezioni presidenziali irlandesi che si terranno il prossimo ottobre, il Governo di Dublino ha deciso di interpellare i cittadini irlandesi su un altro aspetto importante che tocca da vicino la religione cristiana: quello dell'abrogazione del reato di blasfemia. Un altro passo avanti dopo quello della legalizzazione sull'aborto che renderà l'Irlanda un paese decisamente meno ancorato alla tradizione.

L'articolo 40 della Costituzione Irlandese

Introdotta nel 1937, la Costituzione afferma che ogni "pubblicazione o esternazione di argomenti indecenti o blasfemi è un reato che va punito con la legge": una legge resa ancora più gravosa nel 2009 con l'approvazione di nuove norme a difesa della morale pubblica a cui si accompagnavano sanzioni pecuniarie che arrivano fino ai 25.000 euro. Nonostante l'ultimo caso risalga al lontano 1855, negli ultimi tempi in Irlanda si è discusso molto in merito a questo articolo controverso in seguito ad un fascicolo aperto nei confronti dell’attore britannico Stephen Fry che, durante una trasmissione televisiva, aveva definito Dio un "egoista, malevolo e capriccioso" con alcuni riferimenti sarcastici sulla fede professata dai credenti.

Il procedimento era stato sospeso proprio grazie ai pubblici ministeri incaricati; al contempo, però, è partita una serie di dibattiti che ha smosso l'opinione pubblica.

La decisione del Primo Ministro e del Ministro della Giustizia

Da qui parte il ruolo del Primo Ministro Leo Varadkar e del Ministro della Giustizia Charlie Flanagan, i quali hanno promesso una revisione di tale articolo anti-blasfemia che non solo impedisce ai cittadini di esprimere un parere personale in merito alle figure considerate "divine" tramite minacce di denunce, ma relega anche la donna ai ruoli di moglie e madre affermando che ciò è "necessario per la realizzazione del benessere della comunità". Nella vita reale non è una costrizione, ma rappresenta comunque una sorta di significato culturale che, spesso e volentieri, determina il proseguimento della vita di una donna indipendente.

Un danno alla libertà di parola

Le dichiarazioni della Costituzione Irlandese, quindi, sono altamente rischiose per la libertà di espressione, decisamente più essenziale del mantenimento del cosiddetto "buon costume". Di conseguenza, questo referendum rappresenta un passo avanti per l'Irlanda stessa e per la sua reputazione davanti agli occhi del mondo. La docente universitaria Ailbhe Smyth ha aggiunto che la parte dedicata al ruolo delle donne è fondata su un sistema patriarcale, diventato oramai "obsoleto", che deve essere messo da parte insieme a tutti gli impedimenti civili di cui l'Irlanda pian piano si sta finalmente liberando. L'abrogazione del reato di aborto è stato quindi un trampolino di lancio verso questa e tante altre riforme che affermeranno sempre di più i valori moderni, sia nell'Irlanda che all'esterno di questa.