Giorgia Meloni torna ad attaccare l'opposizione a pochi giorni dalle elezioni regionali in Emilia Romagna e in Umbria. Collegandosi in videoconferenza con un evento unitario del centrodestra a Bologna la premier, che sostiene la candidatura alla presidenza di Elena Ugolini, ha puntato il dito contro il sindaco di Bologna Matteo Lepore dopo gli scontri in piazza di sabato scorso e le conseguenti dichiarazioni. Il clima politico resta piuttosto incandescente e non si è fatta attendere la replica del primo cittadino.

Le parole di Giorgia Meloni

"Il sindaco di Bologna dceva che il governo ha mandato le camicie nere a Bologna: è la carta della disperazione".

Con queste parole Giorgia Meloni tiene il clima politico piuttosto incandescente a pochi giorni dal voto regionale in Emilia Romagna e in Umbria.

Le polemiche restano all'ordine del giorno, specie dopo le durissime dichiarazioni del fine settimana a seguito della manifestazione di Bologna, con le accuse del sindaco Matteo Lepore contro il Viminale e il governo per aver consentito all'estrema destra e ai neo-fascisti di sfilare vicino alla stazione di Bologna.

"Non so a quali camicie nere si riferisse, le uniche che ho visto son quelle blu dei poliziotti aggredite dai centri sociali", dice ancora Meloni in videoconferenza, collegandosi alla manifestazione unitaria del centrodestra, organizzata al Savoia Regency di Bologna.

L'attacco al sindaco di Bologna

"D'altronde il pericolo fascista arriva sempre vicino alle elezioni, ma i cittadini hanno capito il gioco", ironizza Meloni. E poi arriva l'affondo diretto al primo cittadino bolognese, reo, secondo la premier, di averla attaccata pubblicamente e di aver, allo stesso tempo, chiesto collaborazioni e aiuti economici concreti per i cittadini alluvionati dello scorso ottobre.

"Diffidate sempre di chi ha una faccia in pubblico e una in privato". Poi l'attacco frontale, che lascia intuire come in questi giorni di campagna elettorale venga meno il rispetto istituzionale tra due cariche pubbliche e si punti casomai all'attacco frontale senza regole: "Diffido di chi in privato chiede collaborazione e davanti alla telecamere mi definisce come picchiatrice fascista".

E poi rincara la dose: "Se lo pensa non dovrebbe chiedermi collaborazione, non dovrebbe voler collaborare".

La controreplica di Lepore

L'attacco frontale a Lepore non facilita un clima disteso. Non si è fatta attendere la replica dello stesso sindaco di Bologna. "La mia faccia è sempre la stessa: Meloni non scambi le richieste di collaborazione per l'alluvione con l'obbedienza al capo",

Il primo cittadino bolognese denuncia una forte strumentalizzazione degli eventi di sabato. Il corteo della Rete dei Patrioti e di Casapound autorizzato in centro, con le tre contromanifestazioni degli antifascisti, sono stati una mossa non felice secondo il sindaco, perché a suo avviso bisognava dare un percorso diverso ai manifestanti, invece di assicurare le vie del centro, a pochi passi dalla stazione di Bologna, luogo dell'attentato nel'agosto del 1980.

Il sospetto di Lepore è che il governo, in tema di gestione dell'ordine pubblico, abbia voluto forzare la mano, alzando non poco l'asticella.

'Strumentalizzazione politica enorme'

"Strumentalizzazione politica enorme", accusa Lepore. "Metà del governo è intervenuto su questa questione nell'immediatezza della manifestaziona". E lo ha fatto, secondo il sindaco, "senza conoscere cosa era stato fatto e cosa era successo realmente". Il sospetto è che questi eventi siano stati strumentalizzati volutamente per portare voti alla causa del centrodestra.

Il sindaco di Bologna sottolinea come abbia chiesto al governo di collaborare. E tiene a precisare di non aver mai dato della picchiatrice fascista a Meloni."Ho chiesto spiegazioni sulla gestione dell'ordine pubblico e ho chiesto conto di trecento militanti di estrema destra a Bologna", dichiara Lepore. "Una cosa che dovrebbe essere ovvia dentro le istituzioni democratiche".